Hanno riconquistato le bacheche appese alle pareti dello stabilimento Ferrari, a Maranello, e l’uso delle salette sindacali. Ma il rientro in fabbrica, per la Fiom ‘cacciata’ dal gruppo Fiat nel 2011 per non aver sottoscritto il modello Pomigliano , è ancora “solo sulla carta”. “O si torna a votare per la rappresentanza sindacale aziendale – spiegano le tute blu di Maranello – o il sindacato della Fiom Cgil continuerà a essere ostracizzato, senza alcun potere di negoziare le condizioni dei lavoratori”. Perché se le tute blu una battaglia l’hanno vinta, quella giuridica, consacrata dalla sentenza della Corte Costituzionale che a luglio ha dichiarato incostituzionale l’articolo 19 e quindi l’esclusione dall’Rsa della Fiom (rea di non aver voluto firmare il contratto Fiat per i lavorato ma sottoscritto da Cisl e Uil), la situazione in fabbrica per delegati e iscritti al sindacato guidato da Maurizio Landini non è affatto migliorata rispetto a due anni fa.

“La Ferrari applica la sentenza della Corte Costituzionale solo sul piano legale – racconta Paolo Ventrella, delegato Fiom e operaio a Maranello – ci ha restituito la possibilità di affiggere comunicazioni alle bacheche aziendali, di utilizzare le salette sindacali, ma contrattualmente non abbiamo alcun potere”. Del resto la Rsa, o rappresentanza sindacale aziendale, formata da delegati nominati dai lavoratori iscritti a un sindacato, era già stata eletta quand’è arrivato il giudizio sui ricorsi presentati dalla Fiom in seguito alla ‘cacciata’. Nel 2012, per la precisione, quando le tute blu non ebbero il permesso di presentare i propri candidati per non aver firmato il contratto nazionale. Contratto che, spiega Ventrella, “peggiora le condizioni di vita in fabbrica introducendo più turni, più straordinari obbligatori, meno riposo, e limita la libertà di sciopero dei lavoratori attraverso la ‘clausola di responsabilità’, che a tutti gli effetti sottomette il sindacato alle scelte dell’azienda”.

“Eppure anche allora, da esclusi, prendemmo più voti degli altri sindacati – ricorda il delegato – ora che siamo stati ‘riammessi’ chiediamo che si voti nuovamente, così che ai lavoratori sia concessa la facoltà di scegliere i propri delegati. Perché è ingiusto che il sindacato più rappresentativo della categoria sia escluso dalle trattative, le elezioni del 2012 sono state irregolari e bisogna rifarle daccapo ”.  

Anche perché, racconta sempre la Fiom, la situazione nello stabilimento di Maranello non potrebbe essere più difficile, in primis per gli operai. “Cisl e Uil hanno sottoscritto l’accordo Fiat e ora hanno le mani legate, perché in caso di sciopero l’azienda può avvalersi della clausola di responsabilità decurtando non solo le ore dal salario dei lavoratori, ma anche parte del premio di risultato previsto”. Eppure, continua il Ventrella, “le circostanze lo richiederebbero”. “In fabbrica i lavoratori hanno paura di venire a parlare con i delegati Fiom, temono ripercussioni, e l’azienda prende iniziative ad personam per scoraggiare il tesseramento”. O ancora, “parliamo della malattia: la Fiat ha deciso che bisogna rimanere sotto un tasso di assenteismo pari al 6%, solo che come assenteismo è definita anche la malattia. Chi ha necessità di rimanere a casa un paio di giorni in più, quindi, viene richiamato e spesso subisce provvedimenti disciplinari pretestuosi, e l’unica alternativa, quando si è malati, è ricorrere alle ferie. A dimostrazione di questa situazione ci sono i numeri: in Ferrari siamo sotto al 2%, e parliamo di 3.000 operai”.  

La tensione insomma, all’interno dello stabilimento di Maranello, è palpabile. L’aria, anzi, è così irrespirabile che qualche ora fa anche la Cisl ha diffuso un comunicato contro la “pressione esercitata dall’azienda su chi si avvale dei permessi per malattia”. Ma per la Fiom, o per chi sceglie di aderire al sindacato delle tute blu, poi, va anche peggio. “In fabbrica viviamo una vera e propria emarginazione, e anche chi vorrebbe tesserarsi, o si è tesserato, è soggetto a pressioni ingiustificabili e ingiuste”. La scorsa settimana, cita ad esempio Ventrella, “un lavoratore che recentemente si è iscritto alla Fiom è stato chiamato in ufficio da uno dei capi, che gli ha chiesto perché si fosse tesserato”. Le difficoltà riscontrate dalla Fiom, tra l’altro, non riguardano solo la Ferrari. La politica, a quanto pare, vale per tutti gli stabilimenti Fiat. Se alla Magneti Marelli l’azienda ha fatto rimuovere il manifesto relativo allo sciopero generale che venerdì vedrà in piazza Cgil, Cisl e Uil, insieme come non accadeva dal 2006, alla Cnh Industrial di Brescia le tute blu sono state escluse dall’assemblea unitaria convocata da Fim e Uilm proprio per parlare dell’appuntamento del 15 novembre. 

“Da Pomigliano a Modena, sembra di essere tornati negli anni 70’ – conclude Ventrella – come allora i diritti dei lavoratori devono essere riconquistati giorno dopo giorno, senza garanzie, se non quelle formali che poi si scontrano con la realtà dei fatti. Oggi la situazione è precaria e per questo è importante che i lavoratori abbiano la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. L’articolo 39 della Costituzione dice che l’organizzazione sindacale è libera. Bene, questo deve valere in tutte le aziende, senza eccezioni”. 

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