I renziani si prendono Piacenza assicurandosi segretario provinciale e cittadino, ma le polemiche, nella terra di Pier Luigi Bersani, non sono mancate e non mancheranno. Tessere “gonfiate”, stranieri portati a frotte ai circoli; sia legati al Forum immigrazione del Pd che alle cooperative “amiche”; e infine l’esodo di sostenitori dell’ormai disciolta Italia dei Valori. Queste alcune delle accuse più in voga tra le due maggiori correnti che si sono sfidate nei circoli per eleggere i nuovi vertici di partito.

E poi, chi di epurazioni ferisce, di epurazioni perisce. Perché, in attesa dell’ufficializzazione del segretario provinciale, il sindaco Paolo Dosi (che si è scoperto rottamatore) ha già annunciato che sarà possibile un rimpasto di giunta visto che si sente “in imbarazzo” nell’avere nella sua squadra almeno tre assessori che hanno sostenuto un candidato diverso dal suo, con una logica che però ha lasciato perplessi in molti. Nel frattempo i sostenitori di Gian Luigi Molinari festeggiano, considerandolo segretario provinciale in pectore in vista dell’ufficialità di martedì 5 novembre, giorno in cui la commissione di garanzia stilerà i dati definitivi. Più che renziano, visto che è stato in grado di riunire intorno alla sua candidatura l’ex sindaco Roberto Reggi, uno che si trova in prima linea per Matteo Renzi dalla prima ora, ma anche l’attuale primo cittadino, Paolo Dosi, che sostenne Bersani alle scorse primarie e quasi tutti i sindaci del Pd della provincia di Piacenza.

Dall’altra, la corrente più agguerrita nelle accuse di “dubbi” e “irregolarità”, quella che ha sostenuto Roberta Valla. Candidata espressione dei vecchi dirigenti, dal segretario uscente Vittorio Silva all’onorevole Paola De Micheli, tramite i suoi sostenitori ha fatto consegnare un esposto alle commissioni per il Congresso provinciale, regionale e nazionale. In particolare venivano segnalati gli aumenti di tesseramenti di Piacenza (+177,49% degli iscritti), Alta Valtrebbia (+340%), Podenzano (+73,7%), Rivergaro (+38,8%) e Valluretta (+92,6%). “Il nostro è un ricorso che tutela la dignità dei militanti veri che hanno sempre creduto nel partito – ha spiegato il consigliere comunale Giulia Piroli -. Il boom delle tessere ha fatto sorgere dei dubbi sulla sincerità degli iscritti che a livello provinciale sono raddoppiati passando da circa 900 a circa 2mila”. Dello stesso avviso l’ormai ex segretario Silva: “E’ stata varata una regola profondamente sbagliata, chi l’ha approvata ne ha sottovalutato i rischi. Non è mai successo prima che ci si potesse iscrivere al Pd fino al momento del voto”.

Tutti contrari ma alla fine nessuno ha proposto il cambiamento. Anche i tre candidati alla segreteria provinciale, infatti, si erano espressi negativamente sulla regola del tesseramento last minute e hanno avanzato sospetti sul comportamento dei loro avversari. “Senza l’apertura al tesseramento si rischiava di andare al voto in assenza di una vera rappresentanza del territorio – ha detto Gianluigi Molinari – il problema è che il tesseramento andava rafforzato tempo fa includendo tutte quelle persone che già votano per il centro sinistra. E’ importante evitare fenomeni di incremento sospetto delle tessere – ha aggiunto – per le persone pagare 15 euro è un sacrificio e a volte ci sono categorie deboli che possono essere più facilmente manovrabili”. Roberta Valla, invece, pensava già oltre: “In molti circoli il numero degli iscritti è raddoppiato e io spero che queste persone che si sono avvicinate al Pd al momento delle votazioni vi rimangano poi vicine. In caso contrario, il prossimo anno, si dovrà dare giustificazione di un calo degli iscritti. Certo, qualche dubbio vedendo l’aumento delle tessere è venuto”.

Il problema del boom delle tessere doveva essere risolto, anche secondo l’altra candidata Elisabetta Rapetti, da chi ha fatto le regole: “Il regolamento permette di tesserarsi fino all’ultimo e questo è il vero nodo da sciogliere. A mio avviso il tesseramento andava chiuso prima dell’inizio del voto. Sono stata la prima a scandalizzarmi per quanto successo a Bobbio”.

Ricorsi e contro ricorsi. I renziani, comunque, hanno vinto su tutta la linea. Prima riuscendo a strappare agli avversari, a Piacenza ben radicati, il segretario cittadino. Eletto Paolo Sckokai per soli tre voti, che però hanno segnato il cambio dei tempi. Poi, vedendosi riconosciuto dalla commissione regionale per le primarie, il ricorso presentato sul riequilibrio dei delegati di diritto in assemblea provinciale. Circa 35 che, in caso di ballottaggio al congresso, avrebbero potuto votare accanto ai 100 delegati influenzando e non poco le dinamiche essendo tutti o quasi bersaniani.

Infine, manca solo l’ufficialità per il segretario provinciale, perché i risultati usciti dai congressi di circolo del weekend hanno sancito che Gian Luigi Molinari è il nuovo corso del Partito Democratico piacentino. Il voto di Villanova (ultimo circolo) diventa ininfluente perché con i delegati guadagnati negli ultimi due giorni vincendo 5 circoli su 6 (la “sua” Vernasca dove ha fatto il sindaco, Cadeo, Alseno, Nibbiano e Gropparello), il candidato dei renziani ha superato la fatidica soglia del 51% al primo turno e sarebbe addirittura oltre il 55%. Mercoledì 6 novembre, quindi, l’assemblea provinciale sarà soltanto chiamata a ratificare i risultati dei circoli in attesa dei dati definitivi quando si riunirà la commissione di garanzia.

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