Marco Travaglio nel suo editoriale analizza le nuove parole chiave dell’inciucio e si sofferma sul “Napolitario”, il vocabolario delle larghe intese: “Niente nomi divisivi e se sono divisivi, i problemi si rinviano, a cominciare dalla legge elettorale. Se si fa la legge elettorale, il governo ovviamente cade e quindi Napolitano si deve dimettere, perché l’ha promesso”. Il vicedirettore del Fatto Quotidiano osserva: “Per salvare la stabilità, il governo non deve fare niente, perché se fa qualcosa cade. E’ un governo salma, anzi non lo è, perché le salme hanno almeno il “rigor mortis”. Questo governo no”. Travaglio sottolinea come Berlusconi da svariato tempo sta per decadere, ma non decade mai: “Ormai la sua condanna definitiva sta compiendo i primi mesi, sta mettendo i primi dentini e comincia a gattonare”. Viene quindi affrontata la decisione della giunta per le elezioni sul voto palese in merito alla decadenza del Cavaliere. “Ma si è nascosta la vera notizia” – afferma il giornalista – “anzi due: il Pd, coi suoi franchi tiratori, non si fida del voto segreto perché sospetta di se stesso. E in Senato c’è un abusivo da 90 giorni. Se va bene, si voterà a fine novembre o a metà dicembre. Se va bene a Berlusconi, lui potrà mangiare il panettone a spese nostre”. Travaglio osserva poi che le colombe del Pdl per rompere con il Cavaliere devono necessariamente salvarlo e nota ironicamente: “Il dubbio è che sia una spaccatura finta. E’ come se Berlusconi dicesse: ‘Se non volete salvarmi per fare un favore, salvatemi per farmi un torto’“. Il vicedirettore del Fatto, infine, spiega come è ormai cambiato il vocabolario delle larghe intese, al punto che Angelino Alfano, prima visto come cattivissimo per il caso kazako, ora è diventato buono perché difende il governo Letta. Idem Renato Schifani, schierato coi “buoni” per non essere andato a un vertice a Palazzo Grazioli. Eppure per lui è ancora in corso il processo a Palermo per concorso esterno per associazione mafiosa. Ciò nonostante, è stato invitato con Anna Finocchiaro dall’Anm al convegno dal titolo “Giustizia e politica”

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