Un «ammonimento» per il Presidente socialista François Hollande. Che «si trova spiazzato a sinistra». Sono i toni utilizzati dai media francesi stamani, dopo la manifestazione di ieri a Parigi contro la politica d’austerità del Governo e contro il fiscal compact, che il Parlamento comincerà a discutere domani.

A niente sembrano essere serviti gli sforzi dell’esecutivo, che la settimana scorsa ha presentato sì, una finanziaria lacrime e sangue, ma con nuove tasse che colpiscono i super ricchi e il ceto medio-alto, anche attraverso il livellamento delle imposte pagate sulle rendite finanziarie, dividendi compresi, sulle aliquote dell’Irpef, al posto di quella comune, esistente finora: una specie di tassa «democratica» sulla ricchezza generata dalla finanza (i redditi più elevati pagheranno aliquote più alte, come per i redditi da lavoro). A niente è servito neppure l’interventismo del governo su alcuni fronti sociali particolarmente caldi, come la crisi di Psa Peugeot-Citroen, che chiuderà il suo stabilimennto storico alle porte di Parigi, o il destino della centrale siderurgica di Florange, di ArcelorMittal. Ieri a Parigi il popolo della sinistra, almeno quella più «dura», ha sfilato gridando: «Non ti abbiamo eletto per questo». Rivolgendosi, ovviamente, a Monsieur le Président.

Secondo Jean-Luc Mélenchon, leader del Front de gauche, alla fine i manifestanti sarebbero stati addirittura 80mila. Non sono disponibili stime ufficiali, ma il fiume di partecipanti ha sorpreso tutti. E tutti «hanno detto chiaramente no alla politica portata avanti da François Hollande a partire dalla sua elezione», ha scritto Nicolas Demorand, direttore del quotidiano Libération, nell’edizione di stamani. Aggiungendo: «Questo movimento di protesta troverà eco al di là delle truppe del Front de gauche (Fg): il sentimento di frustrazione politica supera i contorni di questo circolo». L’Fg è a sua volta la federazione di più partiti e movimenti di estrema sinistra, tra i quali il Parti del gauche (lo stesso di Mélénchon, che è un ex socialista) e quello comunista. La scorso aprile al primo turno delle presidenziali Mélenchon, candidato del Front de gauche, si era piazzato al quarto posto, con un rispettabilissimo 11,1% dei consensi.

Il suo appoggio, fornito senza esitazioni, era poi stato fondamentale per la vittoria finale di Hollande. Che, però, lo ha in seguito praticamente scaricato: nessuna alleanza tra i socialisti e la formazione di estrema sinistra nelle elezioni politiche che avevano seguito le presidenziali. E tanto meno nessuna partecipazione come ministri da parte di rappresentanti del Front nel nuovo Governo, guidato dal socialista Jean-Marc Ayrault. E così Mélenchon ha indurito sempre più i toni nei confronti di Hollande. Ieri, durante la manifestazione, ai giornalisti che gli facevano notare l’assenza di esponenti del Partito socialista o dei Verdi (alleati del Ps al Governo), ha risposto sottolineando che «non ce ne sono qui in testa al corteo, ma ce ne sono ovunque dietro, molto numerosi».

«Il fatto che la prima manifestazione anti-Governo sia organizzata dalla sinistra non è per niente insignificante», scrive stamani un altro editorialista, Pierre Fréhel, del quotidiano Le Républic Lorrain. «Hollande avrebbe torto a vederci l’espressione di una rabbia passeggera – continua -. Lui che si è impegnato a far rivivere il sogno francese, trae oggi le conseguenze di una promessa ambigua». Insomma, la Francia, bene o male, si ritrova a seguire il «convoglio» europeo in una politica di austerità, suggellata oltre che dalla finanziaria 2013, assai dura, anche dalla prossima adesione al fiscal compact. Su questo, comunque, va detto che i francesi, secondo un sondaggio appena pubblicato da Bva, sono favorevoli (il 64%). Il 72% addirittura ha detto sì in particolare alla cosiddetta «regola d’oro», che proibisce ai Paesi della zona euro di avere un deficit pubblico superiore allo 0,5% del Pil, il Prodotto interno lordo. Da parte sua, invece, Hollande continua a crollare nei sondaggi. E, dopo la manifestazione di protesta di ieri, si avvicina l’8 ottobre, la data dello sciopero generale indetto dall Cgt, equivalente della Cgil in Francia. Che potrebbe portare ancora una volta decine di migliaia di manifestanti in strada contro Monsieur le Président.

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