Leggi “cibo industriale” e pensi alla rapidità di acquisto (dallo scaffale alla dispensa di casa è un attimo), alla velocità di preparazione (a volte basta una scaldata e via) e alla loro capacità di conservarsi (alcune scatolette durano mesi, mesi e mesi). Si tende però a sottovalutare alcuni importanti benefici che questi alimenti così lavorati contengono, come la loro capacità di mantenere a lungo le loro proprietà nutritive. È questa la tesi sostenuta da un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston, che in un editoriale pubblicato dalla rivista “Advances in Nutrition” mettono in luce tutta una serie di ottime qualità di questi cibi: la pastorizzazione del latte, ad esempio, riduce i rischi di contaminazione e congelando le verdure subito dopo la raccolta si preservano i valori nutrizionali. Gli stessi autori della ricerca sottolineano anche il lato pratico della vicenda, cioè che dati gli stili di vita moderni è poco realistico che i consumatori riescano ad abbandonare i cibi industriali, e che la sfida dei nutrizionisti è ora quella di guidare i consumatori nello scegliere le opzioni più sane.

Abbiamo raccolto questa provocazione e abbiamo chiesto ad un medico, la dietologa Michela De Petris, di aiutarci ad orientarci. “A mio parere, i cibi surgelati sono un’ottima scelta. La surgelazione è un metodo industriale che consente di conservare a lungo i cibi utilizzando solo il gelo, senza aggiungere additivi come lo zucchero, il sale o conservanti di altra fattura”.

E su che tipo di cibi dovremmo orientarci?

“Si può trovare di tutto congelato o surgelato, più rimaniamo sui cibi semplici tanto di guadagnato è. Uno dei trucchi per capire se un cibo è salutare e genuino è quello di valutare la lunghezza degli ingredienti presenti nell’etichetta: più l’etichetta è corta, più siamo sicuri che il cibo è semplice, meno elaborato e trasformato a livello industriale. Perciò anche acquistare al supermercato minestrone, zuppe e verdure surgelate va bene, a patto che sappiamo leggere bene l’etichetta e acquistare quelli dove c’è dentro il meno possibile: bisogna stare attenti ad additivi, coloranti e conservanti, il sale non serve come neanche lo zucchero né l’anidride solforosa, solo per citare i conservanti più comuni ”.

Dato per assunto che la scelta migliore per orientarsi al supermercato è buttarsi sui surgelati, come dobbiamo comportarci con lo scatolame?

“Legumi o altra verdura in scatola possono andare bene. Il top sono quelli conservati nel vetro, che è l’unico materiale inerte che non si modifica, non rilascia sostanze col tempo. Possono andare bene anche il tetrapak o la lattina, ma a patto di controllare gli ingredienti per bene: gli unici che dovrebbero esserci sono il legume (o la verdura in questione), il liquido di conservazione e il sale. Questi sono gli unici indispensabili, non ci dovrebbero essere zuccheri e conservanti perché non sono necessari”.

Altre lavorazioni industriali di cui possiamo fidarci?

“Un altro metodo per aumentare la vita di scaffale dei prodotti è il trattamento termico, la pastorizzazione o il trattamento uht: si può applicare al latte di avena, di soia, di riso, di mandorla, in maniera da conservarlo per lungo tempo. Ricordiamoci sempre di guardare cosa c’è in etichetta: il fatto che sia pastorizzato non ci dice che non siano aggiunti additivi chimici, che non servono, perché la pastorizzazione di per sé basta a garantire una buona conservazione dell’alimento”.

E le zuppe liofilizzate?

“La liofilizzazione, l’essiccazione e la disidratazione sono tutti metodi di lavorazione che di per sé vanno benissimo. Questi metodi consentono di estrarre l’acqua quindi di aumentare il tempo di conservazione dell’alimento (perché la presenza dell’acqua favorisce la proliferazione dei batteri). Quindi vanno benissimo zuppe e brodi liofilizzati, per preparare degli ottimi primi piatti basta reidratarli. Per quanto riguarda la frutta, sugli scaffali dei supermercati si trova quella che è impropriamente definita frutta secca, ma in realtà si tratta di frutta essiccata o disidratata: datteri, prugne, albicocche e fichi si trovano in busta al supermercato, sono ottimi spuntini o possono diventare un sano dolce dopo cena. L’importante è controllare che non ci sia zucchero aggiunto, che non serve, perché si tratta di frutta, che è già dolce per di suo. Lo zucchero viene messo per aumentarne il sapore: diffidate quando viene aggiunto dello zucchero perché vuol dire che la materia prima non è buona. A volte si aggiungono sale o zucchero per camuffare il sapore dell’alimento, nel caso della frutta potrebbe voler dire che questa è acerba. Un altro elemento che si utilizza per aumentare la conservabilità dell’alimento è l’anidride solforosa, assolutamente  da evitare perché è comunque un additivo chimico, è facilmente un’allergizzante, e per di più riduce l’assorbimento intestinale delle vitamine del gruppo B”.

Quindi al supermercato via libera ai surgelati, ai prodotti liofilizzati e quelli conservati in vetro, ma massima attenzione all’etichetta.

di Zelia Pastore

www.puntarellarossa.it

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