Contro la strage stradale «serve un cambiamento culturale», dalla giustizia alla prevenzione. Parola di Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, una minuta donna siciliana, nata ai piedi dell’Etna che dal 2001 guida l’Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus (Aifvs). E se le vittime negli anni sono diminuite «significa che possono diminuire ancora di più: dobbiamo guardare alla “visione zero”, cioè quella del Piano europeo per la sicurezza stradale 2011-2020». Pina, così la chiamano tutti, si rifà all’ultimo rapporto Istat che parla di 4.090 vittime nel 2010 e annuncia: «Stiamo cercando di avere un nostro osservatorio per vedere se i nostri dati differiscono da quelli Istat o no».

Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni intervistata da Sky

Insegnante di lettere alle medie, Pina è stata maestra elementare e poi direttrice didattica al “Niccolò Tommaseo” di Messina. Moglie e madre, ha cresciuto quattro figli. Una vita comune a quella di molte italiane sino a quando la strage stradale è entrata nella sua casa portandole via una figlia, catapultando lei e la sua famiglia nello stordimento, nelle assenze e nelle aule di tribunali. Ora lei sa che il dolore rende più attenti. E alla voce giustizia dice: «Vogliamo che ci sia la certezza della pena».

L’ultimo convegno dell’Aifvs era dedicato all’omicidio stradale «ma purtroppo si è verificata l’assenza totale dei politici alla conferenza, anche se hanno fatto delle proposte di legge proprio su questo: dalla modifica dell’articolo 589 del codice penale, come pensiamo noi, all’istituzione di una figura specifica di reato doloso, riferito allo stato di ebbrezza o all’effetto delle sostanze. Per noi sono da considerare però anche altri gravi comportamenti di trasgressione delle norme, come il sorpasso in curva, il non fermarsi al semaforo rosso, guidare usando il telefonino… Serve una cultura diversa perché guidare è un fatto di grande responsabilità».

Il volantino dell'ultima Giornata mondiale del ricordo per le vittime della strada

L’Aifvs continuerà allora «a chiedere l’audizione in commissione Giustizia perché è assurdo che si continui con questa lentezza nell’affrontare i problemi. Deve esserci l’impegno a capire di più da parte dei politici», ai quali va «un rimprovero» anche in merito alla richiesta di modificare l’articolo 111 della Costituzione, quello sul giusto processo: «La chiediamo da anni perché non possiamo continuare ad accettare un articolo nel quale non sono contemplati i diritti e le facoltà delle vittime. È assurdo e anacronistico».

Di lettere alle istituzioni Pina, negli anni, ne ha scritte tante: «Ho sempre cercato di coinvolgere, ma quando si crea appena un poco di sensibilità e qualcuno ti ascolta, poi cade il governo e devi nuovamente cominciare: è un lavoro estenuante».

Se potesse scegliere come impostare una campagna nazionale evidenzierebbe «che perdere la vita è distruggere tutto ciò che una persona ama: è distruggere una famiglia. E poi bisognerebbe far vedere le immagini per quello che sono, senza ovattarle».

Tra i deterrenti, la decurtazione dei punti dalla patente, è un punto su cui lavorare: «Bisognerebbe studiare la detrazione dei punti perché in parte non siano più recuperabili, per esempio, su 10 persi poterne recuperare solo 8». E il cambiamento, invocato più volte, urge «perché altrimenti il paese legale si distacca dal paese reale. E se i politici non recuperano questo aspetto hanno veramente finito».

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