Secondo il Tribunale del riesame di Bologna non ci sarebbe alcuna prova in merito all’accusa di corruzione nei confronti dell’ex sindaco Giorgio Guazzaloca nell’ambito dell’inchiesta sul Civis, il tram su gomma a guida ottica che avrebbe dovuto attraversare la città. “Non è addebitabile al Guazzaloca la condotta omissiva che gli è contestata” scrivono i giudici.

Il tribunale del Riesame aveva infatti respinto il ricorso presentato dai pm contro la decisione del gip Andrea Santucci che aveva negato il sequestro di beni per 19 mila euro a Giorgio Guazzaloca. E giovedì ha depositato le motivazioni. Il ricorso era stato firmato solo dal pm Antonello Gustapane e dal procuratore capo Roberto Alfonso, mentre l’aggiunto Valter Giovannini si era sfilato.

Le accuse all’ex sindaco non sono quindi ritenute sussistenti. Ad oggi gli unici sequestri che hanno retto alla prova del riesame sono quelli a Irisbus, azienda del gruppo Fiat produttrice del Civis, e all’ex membro del cda di Atc, Paolo Comani. Bocciati invece oltre a quello per Guazzaloca anche quelli per il Ccc (Consorzio Cooperative Costruzioni) e gli altri membri del Cda di Atc, Maurizio Agostini e Paolo Vestrucci.

Una decisione, quella del riesame, che incrina di fatto l’impianto accusatorio nei confronti dell’ex primo cittadino, indagato con l’accusa di corruzione e che scelse di rinunciare alla prescrizione. Infatti inizialmente il gip non aveva concesso il sequestro perché considerava il reato prescritto, ma la procura, dopo che Guazzaloca aveva rinunciato alla prescrizione, ha ripresentato la richiesta. Il gip Santucci è così dovuto entrare nel merito, smontando però l’ipotesi accusatoria. Un brutto colpo per la procura di Bologna.

L’inchiesta dei magistrati di piazza Trento Trieste ipotizza una frode ai danni della città di Bologna. Irisbus, società del gruppo Fiat e produttrice del Civis, insieme a Ccc avrebbero, secondo i pm, fornito un mezzo insicuro senza omologazione definitiva del ministero. Un progetto che però avrebbe fatto comunque il suo corso, grazie ai tre ex componenti del cda di Atc, Agostini, Vestrucci e Comani, che avrebbero agito, a detta degli inquirenti, in accordo con l’ex sindaco Guazzaloca.

I tre dell’Atc avrebbero ricevuto, secondo i pm, incarichi professionali di notevole consistenza economica come “ringraziamento” da parte di Ccc, mentre l’ex sindaco sarebbe stato “ringraziato” con l’incarico di presidente del Cda di Leasys spa, una società di leasing di auto partecipata al 48% da Fiat e al 52% da Enel. Ma questo presunto accordo corruttivo non è provato, secondo il gip Santucci e anche secondo il tribunale del Riesame. Il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Guido Magnisi, si è detto “personalmente soddisfatto per Guazzaloca. Ricevo una lezione processuale: quanto è importante la terzietà vera e reale del giudice”.

“La tesi accusatoria – scrivono i giudici – secondo cui la nomina di Guazzaloca a presidente del cda di Leasys spa, che ha avuto luogo nel novembre 2004, altro non sarebbe che il compenso corrisposto gli per il suo operato illecito nell’ambito della vicenda Civis, è smentita dalle acquisizioni investigative”, in poche parole “non è rinvenibile nei confronti dell’appellato il fumus della sua adesione all’accordo illecito ipotizzato dagli inquirenti”.

“Le indagini espletate – continua il Riesame – hanno consentito di accertare che il Guazzaloca nel settembre-ottobre 2004, in occasione di uno degli incontri occasionali avuti con Piero Gnudi, allora presidente di Enel spa (e attuale Ministro per il Turismo e per lo Sport, ndr), gli aveva chiesto di ‘fargli fare qualcosa’, avendo terminato il mandato di sindaco di Bologna. Gnudi – al quale Paolo Scaroni, allora amministratore delegato di Enel spa, aveva chiesto il nominativo di una persona per l’incarico di presidente di Leasys spa – aveva quindi indicato l’indagato, al quale aveva chiesto di trasmettere un curriculum e fatto presente che l’incarico che avrebbe ricevuto sarebbe durato pochi mesi in quanto Enel spa aveva maturato la decisione di dismettere la partecipazione in Leasys”. Una versione quest’ultima che trova conferma in altre deposizioni rese davanti ai magistrati.

“Non si comprende quindi – concludono i giudici – in che modo l’incarico in oggetto possa essere ritenuto la contropartita che lo stesso gruppo Fiat abbia voluto riconoscere al Guazzaloca per la sua condotta nell’ambito della vicenda Civis. Non è emerso che il Guazzaloca si sia rivolto a esponenti del gruppo in oggetto per ottenere un incarico successivamente alla fine del suo mandato di sindaco di Bologna, è pacifico invece che il prevenuto si è rivolto a Piero Gnudi, a cui era legato da antica amicizia. È stato Gnudi, in accordo con Scaroni, a fargli ottenere l’incarico di presidente”. Non fu quindi Fiat a nominarlo, ma Enel.

E i giudici del Riesame, facendo anche notare la sproporzione dei premi (a Guazzaloca una sola mensilità di 19 mila euro, perché poi si dimise, agli altri somme ben più consistenti), concludono con una frase netta: “non può essere seriamente messo in discussione il fatto che non sia consentito ritenere, anche soltanto a livello di fumus, che quanto corrisposto da Leasys spa al Guazzaloca costituisse il prezzo della sua asserita corruzione”.

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