Altro che “prestatori d’attività a titolo gratuito”, come voleva fare credere il ministro Brambilla. I suoi consiglieri costano, eccome. E le parole del ministro sono falsità pagate due volte dai cittadini. Prima, con i contratti stipulati sotto il controllo del dicastero del Turismo. Poi, nella causa da un milione di euro intentata a questo giornale dall’Avvocatura dello Stato. Falsità rese evidenti dalle carte dello stesso ministero.

La Corte dei conti
Per capire bisogna fare un passo indietro. Siamo nel novembre 2010: il Fatto denuncia la sovrapposizione evidente tra lo staff delle iniziative movimentiste del ministro – Tv della Libertà (chiusa con 14,5 milioni di euro di debiti), Giornale della Libertà (cessato), Circoli della libertà, Promotori della libertà – e quello del dicastero da lei diretto. Una decina di persone passate dai movimenti pidiellini al ministero tra cui spiccano i due consulenti del ministro: Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”, e soprattutto Luca Moschini, già vice della Brambilla in Confcommercio giovani, già responsabile regionale dei Circoli, oggi curatore tanto dei siti politici del ministro (sono almeno quattro) che di quelli a iniziativa pubblica (turistia4zampe.it, yidalinihao.com, italia.it). Un mese più avanti, a metà dicembre, la Corte dei conti decide di aprire un’istruttoria per verificare la natura, la durata e l’oggetto di quelle consulenze e appurare le reali competenze dei beneficiari. Il dubbio dei magistrati contabili è che alcuni tra i collaboratori del ministero siano pagati con soldi pubblici per fare attività di natura politica, con conseguente danno erariale. Il ministro insorge di fronte alla possibile accusa e di lì a poco annuncia querela contro questo giornale. Alla fine di citazioni ne arriveranno due: una a titolo personale (500 mila euro), l’altra per il “danno d’immagine” causato alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia (1 milione).

Qui cominciano le bugie ministeriali. Sdegnata, alla vigilia del Natale 2010 la rossa di Calolziocorte detta alle agenzie una nota durissima, che tra i suoi passaggi reca anche la seguente affermazione: “Quanto, infine, ai signori Luca Moschini ed Edoardo Colombo, appare sufficiente evidenziare che gli stessi prestano la loro collaborazione in favore degli Uffici, facenti capo al Ministro del Turismo, a titolo totalmente gratuito, e non hanno, perciò, percepito, né percepiscono, alcun compenso a carico dei predetti Uffici”. La frase riappare otto mesi più tardi nella citazione che l’Avvocatura dello Stato recapita al Fatto giusto in tempo per le vacanze estive. Si legge infatti a pagina 26 dell’atto che “i due menzionati collaboratori del ministro (Moschini e Colombo) prestano la propria attività a titolo assolutamente gratuito (salvo ovviamente un rimborso spese)”.

Le filiere dell’Enit
Spiacerà all’Avvocatura dello Stato sapere che si è prestata a scrivere falsità: Edoardo Colombo e Luca Moschini risultano infatti essere sotto contratto con Promuovi Italia Spa, controllata dell’Enit (l’Ente del Turismo). Non proprio un rimborso spese: 152 mila euro a testa in tre anni per il lavoro di consulenza sul portale italia.it. Contratti di collaborazione stipulati nel marzo 2010, scadenza 21 marzo 2013.

Il ministro poteva non sapere? No: Promuovi Italia è una società per azioni a capitale pubblico, ma non per questo ha il diritto di fare ciò che vuole. I contratti non fanno eccezione: sono l’emanazione diretta di una convenzione tra la società – che normalmente si occupa di strumenti per il lavoro nel settore turistico – e il Dipartimento del ministero. Convenzione sollecitata dallo stesso ministro Brambilla nel gennaio dello stesso anno.

Si chiama “delegazione interorganica”. Tradotto: il ministero trasferisce a Promuovi Italia – dietro rimborso – il peso burocratico della gestione dei contratti. Ma se ne prende i benefici – cioè il lavoro – perché, si legge tanto nella convenzione che nei contratti, i collaboratori risponderanno direttamente al dipartimento. Dalla firma in poi, in sostanza, Promuovi Italia non sa niente e nessun potere può esercitare, se non l’adempimento degli obblighi formali.

Questa formula non vale solo per Moschini e Colombo: tra marzo e luglio la Guardia di finanza fa la spola tra ministero e Promuovi Italia per portare avanti l’istruttoria della Corte dei conti. Ne esce con i contratti di sei persone, tutte nominate dagli articoli del Fatto dello scorso novembre: Nicola Fortugno, Roberta Bottino, Loredana Maritato, Diletta Grella, Valentina Zofrea e Nadia Baldi.

Tv e Promotori Libertà
Tutti hanno in comune la provenienza: Tv o promotori della Libertà. Tutti nel 2010 hanno avuto contratti con Promuovi Italia, ma hanno lavorato, in base alle convenzioni, alle dirette dipendenze del dipartimento del Turismo o delle sue strutture. Di questi, Diletta Grella ha ancora un contratto con Promuovi Italia: 171 mila euro in tre anni, firmato il 22 marzo 2010. In quel periodo ha già due incarichi: è referente dei Promotori della Libertà – il suo cellulare appare ad hoc su Facebook tre giorni prima, in vista di una manifestazione pro Pdl – ed è sotto contratto con il ministero: 18 mila euro per il periodo settembre 2009-agosto 2010.

Del resto, nemmeno si può dire che l’inchiesta della Corte dei conti abbia a oggi sortito qualche effetto sulla gestione dei collaboratori del ministro Brambilla. A scorrere l’ultima lista disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio, a giugno di quest’anno i fedelissimi della Libertà erano ancora tutti al lavoro al ministero del Turismo. Anzi, rispetto a novembre ce n’era qualcuno in più.

da Il Fatto Quotidiano del 6 ottobre 2011

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