E’ già iniziata a Coccaglio (Brescia) con la raccolta delle uve bianche del Franciacorta. E’ iniziata nell’Oltrepo. E’ iniziata in quasi tutto il Veneto, da Soave a Valdobbiadene. E’ iniziata in Toscana, tra le terre del Brunello di Montalcino ma anche tra quelle dei bianchi con la raccolta del Vermentino, nel Bolgherese, e della Vernaccia di San Gimignano. Pure in Sicilia e in Sardegna siamo a buon punto e oltre. Poteva fare eccezione la Romagna? No.

Anche nella terra del Sangiovese, infatti, la primavera mite così come l’estate bollente e poco piovosa del 2011 hanno imposto la vendemmia precoce. L’andamento meteorologico estivo- ma ormai, verrebbe da dire, il cambiamento climatico vero e proprio- ha portato ad un anticipo della maturazione delle uve, sia bianche che rosse, di una ventina di giorni rispetto al 2010. A Rimini e dintorni la raccolta delle uve bianche, già avviata nella seconda parte di agosto, si sta completando in questi giorni per lasciare poi spazio alle uve rosse- tra le quali, in particolare, lo stesso Sangiovese, la cui vendemmia è ormai alle porte.

Come nel resto d’Italia, le condizioni climatiche particolari di questi mesi preannunciano sia la vendemmia anticipata sia una produzione inferiore agli altri anni, ma, giurano gli addetti ai lavori, “la qualità media complessiva resta piuttosto alta”. Se è vero che “non si sono registrate particolari emergenze di tipo fitosanitario che abbiano richiesto trattamenti eccezionali alle viti”, come conferma l’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Rimini con riferimento alle terre tra la riviera e l’entroterra romagnolo, la produzione 2011 si presenta effettivamente in calo rispetto a quella degli ultimi anni. Di quanto? Almeno di un 10%, un dato in linea con quello nazionale.

Mediamente nel riminese si raccolgono ogni anno circa 300 mila quintali di uva, che consentono di ottenere circa 200 mila ettolitri di vino per un fatturato totale stimabile intorno ai sei milioni di euro. Come si spiega la flessione produttiva? Anzitutto, va ricordata la riduzione delle superfici vitate che da qualche anno interessa il territorio. Inoltre, si presume possa incidere il fatto che le uve, per le alte temperature estive e la scarsità di precipitazioni, avranno un peso minore rispetto a quelle del 2010. Le gradazioni, in particolare per le uve rosse, si annunciano piuttosto elevate, con un buon equilibrio delle componenti organolettiche dei mosti.

“Quest’anno la produzione è inferiore di un 10% circa. Con la vendemmia siamo in anticipo di ben 20 giorni, più che 15. Certo, le condizioni meteo si sono rivelate per quello che sono tuttora: tanto caldo e nessuna pioggia da almeno 40 giorni. Era dall’estate del 2003 che non capitava qualcosa del genere”, racconta Enrico Santini dell’omonima tenuta di circa 28 ettari, fondata agli inizi degli anni ’60. I Santini offrono tre prodotti: il “Beato Enrico”, un Sangiovese di Romagna superiore Doc, il “Battareo”, Sangiovese, Cabernet e Merlot affinato in barrique Igt, e il Cornelianum (l’antico nome di Coriano), una riserva di Sangiovese di Romagna superiore Doc. In tutto, 50 mila bottiglie di produzione (rispettivamente 30 mila, 15 mila e 6 mila). “Mi ricordo come fosse ieri quando si iniziava la vendemmia a fine settembre-inizio ottobre”, tira un sospiro Santini ripensando ormai a qualche decennio fa.

E’ un fatto, in ogni caso, che il riminese, data la sua conformazione territoriale, sia un’area dedicata alla produzione di vini di alta qualità (in prevalenza rossi) per caratteristiche collinari, composizione dei suoli e vicinanza al mare. Ma anche tra i bianchi vi sono eccellenze: infatti, “il particolare microclima sa fornire alle uve freschezza e profumi”, chiosa l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Rimini, Juri Magrini. Che rivendica orgoglioso: “In provincia aumentano i produttori che trasformano e vendono direttamente il loro vino. Sia per la vendita diretta sia per far conoscere la bellezza del territorio e delle cantine. Mostrando la competenza, la passione e il lavoro che concorrono alla creazione di un buon vino”.

A Rimini e dintorni circa 1.500 degli oltre 2.400 ettari coltivati a vigneto risultano idonei alla produzione di vini Doc (“Colli di Rimini” e “Romagna”). Di queste superfici Doc, più della metà sono rappresentate dalla Doc “Colli di Rimini”, che si sta sviluppando anche a seguito del riconoscimento della nuova tipologia “Sangiovese”, la quale fino a pochi anni fa poteva rientrare unicamente entro la più ‘generale’ Doc “Romagna”. Dunque, un riconoscimento nel riconoscimento. I vitigni maggiormente coltivati risultano il Sangiovese (oltre il 60% del totale) e, a seguire, il Trebbiano, il Cabernet Sauvignon, il Biancame, il Merlot, lo Chardonnay e la Rebola. “La viticoltura riminese- conclude Magrini- ha avviato negli ultimi anni un processo di profondo cambiamento dell’impostazione produttiva, adattandola alle caratteristiche del territorio e puntando all’ottenimento di una maggiore qualità della materia prima. Il vino dovrà diventare sempre più ambasciatore del territorio, capace di legare arte, paesaggio, cultura e storia dell’entroterra riminese”. E anche quest’anno. Assicura l’assessore nonostante tutto, “sembra avere le carte in regola per svolgere al meglio il proprio ruolo”.

Peccato che la stessa Provincia da queste parti non sappia ancora offrire un aiuto concreto ai produttori locali come quello che altre amministrazioni in regione sono riuscite a garantire. La Provincia di Modena, ad esempio, ha appena aperto il bando per concedere contributi ai viticoltori che intendono ammodernare i vigneti: per ristrutturare o riconvertire i filari sono a disposizione risorse pari a un milione e 700.000 euro (è già possibile presentare le domande, il termine scade il 30 novembre). “Noi restiamo in attesa e speriamo. Sarebbe senz’altro un contributo concreto, anche se di questi tempi le amministrazioni pubbliche fanno quello che possono”, osserva Santini.

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