Il deputato Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa viene coinvolto nell’inchiesta napoletana sulla P4. E’ accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio. Se oggi l’Aula della Camera voterà a favore dell’arresto di Alfonso Papa il parlamentare andrebbe in carcere ma resterebbe comunque deputato, salvo che non decida di dimettersi. Di conseguenza, pur se in cella, Papa manterrebbe il diritto a percepire l’indennità parlamentare e a presentare proposte di legge e atti di sindacato ispettivo (interrogazioni, interpellanze e mozioni). Non potrebbe, invece, uscire dal carcere per recarsi a votare a Montecitorio. Per la decadenza dalla carica di deputato, infatti, e’ necessaria una sentenza di interdizione dai pubblici uffici. Ma non e’ il caso di Papa: per lui, infatti, è stata chiesta la custodia cautelare, ma il processo a suo carico non è ancora neanche iniziato. Solo dopo una sentenza che interdica Papa dai pubblici uffici la Giunta per le Elezioni potrà emettere un provvedimento che ne dichiari la decadenza: come e’ successo in questa legislatura per Giuseppe Drago ed in quella precedente per Cesare Previti. Papa non sarebbe il primo deputato per il quale la Camera concederebbe l’autorizzazione all’arresto.

Prima di lui è toccato nell’ordine all’ex partigiano Francesco Moranino nel 1955 (fuggi’ in Cecoslovacchia evitando il carcere e nel 1965 venne graziato da Saragat), a Sandro Saccucci nel 1976 (missino accusato di omicidio, riparo’ in Sudamerica), a Toni Negri nel 1983 (Radicale, eletto mentre detenuto, scappo’ subito in Francia e nel 1997 torno’ a scontare la pena in Italia) ed a Massimo Abbatangelo nel 1984 (arrestato per violazione delle disposizioni sulle armi). Nella XI legislatura, quella di Tangentopoli, i giudici si sono visti respingere 28 richieste d’arresto su 28.

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