Legge porcata anche in Calabria. “Stop alle preferenze e introduzione delle liste bloccate”. Lo ha annunciato nel corso di un’intervista a Panorama il governatore della Regione Giuseppe Scopelliti che, con questa proposta, vorrebbe contrastare l’infiltrazione mafiosa nella politica e nelle istituzioni. Dalle colonne del settimanale, il presidente della Calabria si avventura in difesa di una legge che lo stesso autore, il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, ha definito una “porcata” già nel marzo 2006 subito dopo l’approvazione della norma e ancora prima che questa venisse adottata per le politiche. E se il politologo e costituzionalista Giovanni Sartori l’aveva definito “il porcellum da eliminare”, per il governatore della Calabria invece la legge elettorale con le liste bloccate per le regionali servirebbe a “responsabilizzare i partiti e le segreterie regionali”.

“Si abbatte il meccanismo della rincorsa del consenso a ogni costo – aggiunge Scopelliti – e si chiudono le porte in faccia ai singoli imbecilli che a ogni elezione producono accordi criminali e clientelari con la ‘ndrangheta. Nella scorsa legislatura ci siamo ritrovati con decine di eletti indagati. Eppure in questa, benché le forze politiche sane abbiano fatto la guardia, è già emersa qualche collusione. È un danno di immagine e di sostanza che rallenta il cambiamento”.

Scopelliti parla di “qualche collusione”, non di una, e questo fa pensare che non si riferisca soltanto a Santi Zappalà, l’unico consigliere regionale eletto nella lista del Popolo della Libertà e arrestato a dicembre con l’accusa di scambio di voto e concorso esterno in associazione mafiosa. Durante la campagna elettorale per le regionali, Zappalà era stato filmato e intercettato a Bovalino, a casa del boss Giuseppe Pelle. Chiedeva voti in cambio di appalti. La ‘ndrangheta ha mantenuto il suo impegno e con 11.052 preferenze Zappalà è risultato il quarto degli eletti nella lista del Pdl.

Facciamo un passo indietro. A chi spetta la composizione delle liste? Al coordinatore del partito che, nel caso del Popolo della Libertà, è lo stesso governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti il quale lo ha inserito in lista assieme a qualche altro candidato che, col senno di poi, lo ha spinto a parlare di “qualche collusione” e non di “una collusione”.

Oggi Scopelliti vorrebbe togliere ai calabresi la possibilità di scegliere non solo i propri rappresentanti in Parlamento (grazie alla legge “porcata” di Calderoli) ma anche i candidati che dovranno sedere a Palazzo Campanella, abdicando così alle segreterie di partito la composizione del Consiglio regionale.

Non ha spiegato il governatore della Calabria chi ha voluto la candidatura di Santi Zappalà. Chi lo ha inserito in lista? Come mai non è stata ritirata la sua candidatura come, invece, è avvenuto per quella dei candidati “impresentabili” Tommaso Signorelli e Antonio La Rupa, per i quali è stato sufficiente il “codice etico”? E gli oltre 11mila voti di Zappalà a quale candidato a presidente erano collegati? E soprattutto, con quale criterio, la candidatura del consigliere regionale arrestato (incensurato fino a dicembre) sarebbe stata evitata se fosse stata in vigore la legge “porcata”?

Scopelliti anticipa che il centrodestra ha già scelto il suo candidato a sindaco: “Sarà Demi Arena. E la prossima settimana andremo in Prefettura a presentare le liste con largo anticipo sugli obblighi di legge. Ci devono dire se per un malaugurato errore materiale abbiamo inserito qualche candidato discusso o discutibile. Non esiteremmo a cassarlo. Immediatamente».

Stando, quindi, a quanto sostiene il coordinatore del Pdl e governatore della Calabria, il centrodestra ha già pronte le liste. Nel 2007, quando Scopelliti fu eletto sindaco di Reggio, il Popolo della Libertà ha candidato politici che poi sono finiti nell’inchiesta “Meta” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia. E proprio quella campagna elettorale ha coronato l’elezione di Scopelliti con quasi il 70% dei voti. Con lui a Palazzo San Giorgio, sede del Consiglio comunale, entrarono Manlio Flesca e Michele Marcianò, intercettati con l’imprenditore Barbieri (il primo) e con il boss latitante Cosimo Alvaro (il secondo) mentre barattavano posti di lavoro e consulenze in cambio di voti. Sempre con il boss Cosimo Alvaro, il governatore Scopelliti (all’epoca sindaco) si ritrovò a un ricevimento organizzato dagli imprenditori Barbieri (indagati per mafia) a pochi mesi dalle elezioni comunali. Stando all’audizione del sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo davanti alla Commissione parlamentare antimafia, inoltre, per Michele Marcianò era stato chiesto l’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa.

Rispolverando, infine, un’informativa depositata alla procura di Milano, si legge che Scopelliti si è incontrato con il boss Paolo Martino, referente dei De Stefano in Lombardia. Lo stesso boss con il quale si sarebbe incontrato diverse volte anche con uno degli assessori di punta del Comune di Reggio Calabria.

di Lucio Musolino

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