“Fiat è ancora un grande colosso perché c’è stato il contribuente italiano a garantirlo”. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ribatte all’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, che ieri, durante la trasmissione di Fabio Fazio, ha detto che l’azienda torinese vivrebbe meglio se potesse scaricare l’Italia. Ma Pierferdinando Casini è contrario alla demonizzazione dell’ad dell’azienda, “anche se la Fiat ha ricevuto ingenti contributi dallo Stato”.

Marchionne, ha affermato il presidente della Camera, “mi sembra ieri abbia dimostrato di essere un po’ più canadese che italiano, visto che è italo-canadese”: “ha detto una cosa che sarebbe normale se detta da uno che non è un top manager italiano, ma è un po’ paradossale che lo dica l’amministratore delegato della Fiat perché se è ancora un grande colosso è stato perché c’è stato il contribuente italiano a garantirlo”. Secondo Fini “non è un paradosso se lo dice a noi classe dirigente ‘non ce la facciamo con questa concorrenza serrata’”. Ma, ha concluso, “l’Italia non riuscirà mai a vincere la gara se punterà solo sulla quantità e non sulla qualità”. Di questo “mi piacerebbe parlare nella politica italiana, non di quello di cui si parla tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali”.

Agli attacchi all’ad Fiat replica Pierferdinando Casini: “Marchionne non va demonizzato,anche se la Fiat ha ricevuto ingenti contributi dallo Stato, ha cento ragioni, come quando parla di perdita della competitività in Italia o degli stranieri che non investono nel nostro Paese. Dice cose sacrosante, non riesco a dargli torto. Bisogna rendersi conto della realtà, altrimenti la Fiat chiude le saracinesche delle fabbriche e va in Serbia”. Lo stabilimento di Termini Imerese, ha poi sostenuto Casini, “e’ sempre in cima ai nostri pensieri. Abbiamo parlato con il sindaco di Termini Imerese, e credo che il datore di lavoro e gli operai sono sulla barca: o si rivedono i tradizionali rapporti di lavoro, o la barca affonda”.

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