Vigilantes privati e volontari in spiaggia per contrastare l’abusivismo commerciale. È la strategia che intende perseguire il prefetto di Rimini Claudio Palomba per mettere un freno a una situazione, sfuggita di controllo in alcune località del litorale, che rischia di creare un serio danno all’immagine della città e della Riviera. Il fenomeno ha assunto dimensioni macroscopiche, contenerlo risulta sempre più difficile e allora prefettura e Comune scelgono di delegare parte del controllo del territorio ai privati. “Non si tratta però di abdicazione da parte dello Stato – ci tiene a chiarire il prefetto – ma di un’articolazione dei servizi che creerà un sistema di doppio livello, tra forze di polizia e vigilanza privata”.

Dopo la maxirissa di martedì 30 luglio a Miramare il prefetto ha aperto un tavolo con le forze dell’ordine, il Comune, i rappresentanti delle associazioni di categoria dei bagnini e gli istituti di vigilanza, perché “il contrasto all’abusivismo commerciale – ha spiegato Palomba – è un problema di tutti, non può essere affrontato soltanto dalle forze dell’ordine”. Il controllo costante della spiaggia, secondo il prefetto, “non può che essere garantito a questo punto dai privati”.

Il protocollo del giugno 2012: commercianti al fianco di Comune e forze dell’ordine
Un protocollo d’intesa tra enti e associazioni interessati esiste già e risale a giugno del 2012. Con esso vengono schierati, accanto alle forze di polizia e ai Comuni, anche le categorie economiche. Compaiono infatti tra i firmatari prefettura di Rimini, Provincia, Comuni di Rimini, Bellaria, Cattolica, Misano, Riccione e le associazioni di categoria di Confesercenti, Confartigianato, Cna, Legacoop, Confcooperative e Associazione italiana albergatori. Con la firma del documento gli aderenti alle associazioni “si impegnano a non consentire a rivenditori ambulanti il deposito della merce presso gli stabilimenti balneari, a dissuadere eventuali tentativi di occupazione di zone della spiaggia con l’esposizione fissa di merce e a valutare la possibilità di ricorrere, anche in forma convenzionata, a personale degli istituti di vigilanza per il controllo dei propri stabilimenti balneari”.

Il prefetto Palomba: “Non vogliamo militarizzare le spiagge”
Pare dunque giunto il tempo di mettere in pratica ciò che non si era fatto ma che era previsto. Sui 15 km di litorale riminese, sui quali si riverseranno ad agosto 2 milioni di persone, saranno impiegati dipendenti degli istituti di vigilanza riminesi. È presto per dire quanti saranno e come saranno equipaggiati (il più importante discrimine riguarda il porto d’armi). I dettagli dovrebbero essere sciolti martedì 6, per rendere operativo il servizio già dal fine settimana seguente. “Grazie ai vigilantes – spiega il prefetto Palomba – sarà possibile fornire un sistema di sicurezza complementare, che si basi soprattutto sulla prevenzione e la deterrenza. Non vogliamo militarizzare le spiagge, quindi faremo in modo che gli addetti alla sicurezza scendano in spiaggia senza armi. Non ne avranno bisogno perché ci saranno membri delle forze di polizia a non più di 100 metri. A Viserba (Rimini nord) – continua Palomba – il servizio dei vigilantes è già in atto, idem a Jesolo, sulla costa veneta: alla fine è un investimento, un servizio in più alla clientela. Quanto al numero stiamo pensando di impiegare una cinquantina di uomini: 30 vigilanti privati e 20 volontari, che coadiuveranno polizia, carabinieri, guardia di finanza, capitaneria di porto e guardia forestale nelle 4 zone di competenza in cui è stato diviso il litorale. Il problema certo è nazionale ma Rimini ha una sua tipicità. Sulla battigia ci sono veri e propri mercati con 3-4 file di abusivi. Abbiamo registrato un incremento fortissimo rispetto all’anno scorso e ciò è da attribuire senz’altro anche alla crisi“.

I commercianti: “Come possiamo pagare anche i servizi di vigilanza?”
Intanto i cittadini che possiedono un’attività legata al turismo da spiaggia si chiedono già chi sarà a pagare i servizi della vigilanza privata. “La disponibilità economica verrà comunicata entro il 6 agosto – ribadisce Palomba – ma la spesa dovrebbe essere equamente ripartita tra le varie associazioni di categoria dei bagnini, alle quali si uniranno quelle degli esercizi commerciali: Confcommercio, Confesercenti, Cna e Aia. Il Comune non parteciperà se non mettendo a disposizione i vigili urbani e coordinando le associazioni di volontariato”.

“In un momento così drammatico per l’economia non so come le associazioni possano chiedere soldi agli associati” commenta Pierpaolo Pezzei, presidente del Consorzio operatori balneari marina riminese e titolare del bagno 55. Bisognerà fare in modo di essere in tanti per ridurre i costi, ma francamente ritengo i vigilantes un palliativo. Non ritengo sia giusto che l’ordine pubblico sia garantito da loro. È vero che le forze dell’ordine sono sotto organico, ma il problema va affrontato a livello istituzionale, al ministero dell’Interno. Abbiamo 4 parlamentari che vengono da Rimini: Tiziano Arlotti, Emma Petitti, Sergio Pizzolante e Giulia Sarti. Facciano qualcosa a Roma per la loro città!”. Anche per Edmo Nanni, vicepresidente di Oasi Confartigianato, ricorrere alla vigilanza privata non sarà sufficiente: “Per stanare i vu cumprà -afferma- non sono bastati i rinforzi arrivati da Roma e non serviranno i vigilantes, che sono come un sasso nello stagno. Ci vorrebbe un intero battaglione dell’esercito”.

I bagnini: “Tensione generale, discussioni e anche minacce”
In spiaggia, su quella zona che ora sembra terra di nessuno che si chiama battigia, lavorano a stretto contato con i venditori abusivi gli assistenti bagnanti. Tutti i giorni ingaggiano una lotta verbale per ottenere di spostare gli appendiabiti che creano una vera e propria cortina tra la postazione di controllo e il mare. “Tolta qualunque connotazione di ordine sociale, economico e di legalità – spiega Andrea Manduchi dell’Associazione marinai di salvataggio della provincia di Rimini – è un problema, limitato ad alcune zone, di sicurezza della salvaguardia della vita in mare. La costante e massiccia presenza dei venditori fa sì che dalla torretta sia difficile scorgere ciò che succede nei primi tratti della battigia. Da contro, mentre svolgiamo salvataggio in mare, si vedono continui capannelli di persone e non si capisce se c’è una situazione di emergenza a riva. A questo si somma il clima della rissa dell’altro ieri. Sono tante le discussioni e continue. Si fa fatica a trovare lo spazio per mettere l’imbarcazione di soccorso a riva ed è necessario difendere il corridoio che deve sempre rimanere libero tra la torretta e il pattino. Il clima è di tensione generale: non ci sono ancora state aggressioni, ma i miei colleghi mi riferiscono spesso di minacce. A Marebello, Rivazzurra e Miramare discussioni accese sono all’ordine del giorno, lì gli abusivi sono in doppia, tripla fila, tant’è che a inizio luglio la loro presenza ha ostacolato la tempistica di un soccorso”.

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