Sgarbi portato via di peso, i “trojan” del leghista Zoffili, la lucertola di Calderoli. Il peggio del Parlamento nel 2020 tra urla, risse e insulti
C’è chi si è schierato apertamente tra
No Mask e No Vax, negando l’
emergenza Covid-19,
come la deputata ex M5s Sara Cunial, tra tesi complottiste e attacchi al Quirinale a rischio vilipendio. Chi ha organizzato e partecipato a
convegni negazionisti in Senato, come
Vittorio Sgarbi (tra rifiuti di indossare la mascherina e ‘show’ in Aula). O come il leader della Lega,
Matteo Salvini, passato in poco tempo dal “
chiudere” all’ “
aprire tutto“: a dir poco
confuso sulla gestione della pandemia, tra
giravolte e dubbi sulla seconda ondata in arrivo. Ma c’è stato anche chi, come il leader di Italia viva,
Matteo Renzi, ha scomodato pure “
i morti di Bergamo e Brescia“: “
Se potessero parlare, ci direbbero di ripartire“, spiegò a Palazzo Madama, tra le accuse di sfruttare la tragedia per fini politici.
Nel corso del 2020, un anno travolto e segnato fin dal suo inizio dall’
emergenza coronavirus, tra Montecitorio e Palazzo Madama gli interventi e i comportamenti dei parlamentari non sempre sono stati d’esempio. Anzi. Al di là della
pandemia in corso, delle regole e dei necessari distanziamenti da rispettare durante i lavori parlamentari, non sono mancate
proteste, urla e
insulti. E ancora
assembramenti,
‘occupazioni’ dei banchi del governo e la solita bagarre, con le
opposizioni di centrodestra protagoniste. “I colleghi della
Lega e di
Fratelli d’Italia continuano a togliersi la mascherina per urlare, minacciare e
sputacchiare. È una vergogna”,
sbottò il deputato di LeU Nicola Fratoianni. Rimasto inascoltato. Non certo l’unico, al di là degli appelli del presidente o vice di turno dell’Aula.
Per non dimenticare gli interventi più controversi. Dalle discussioni sulle
misure per l’emergenza, passando per quelle sui provvedimenti più importanti come il
superamento dei decreti Salvini o
il disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, non sono mancate discussioni ai limiti del surreale, con tanto di slogan, provocazioni, tesi strampalate, attacchi offensivi. “Le
discriminazioni? Opinioni”. “L’
odio? Uno stato soggettivo“: sono state queste alcune delle teorie rivendicate durante il dibattito alla Camera sulla legge per contrastare le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere e identità di genere. E non sono mancate neppure gaffes e lapsus, come quando il capo politico reggente penstastellato
Vito Crimi dimenticò la quinta stella del Movimento. O lo stesso Salvini
affermò sicuro: “I
porti aperti hanno salvato migliaia di vite. I porti chiusi hanno condannato a morte migliaia di persone“. Una tardiva ammissione? Nel dubbio, i colleghi applaudirono. Mai contraddire il proprio leader.