Capitoli

  1. Federazioni al voto (per sport): la casta dei presidenti per sempre. Jury Chechi: ‘Sistema non permette il cambiamento’
  2. SOLO IL N.1 DEL PENTATHLON BATTUTO ALLE URNE
  3. DA JURY CHECHI A NORMA GIMONDI: LA CARICA (FALLITA) DEI GRANDI EX
  4. GOLF, TIRO A VOLO E PATTINAGGIO: DINOSAURI DA RECORD
  5. RICORSI NELLA CANOA E IL “BALLETTO” DELLA DANZA
  6. LIMITE DI MANDATI UNICA SOLUZIONE?
Sport

LIMITE DI MANDATI UNICA SOLUZIONE? - 6/6

Nonostante condanne e scandali, i vari numeri uno degli sport italiani restano in sella per decenni. Due esempi: Luciano Rossi e Sabatino Aracu, entrambi politici nel tempo libero, sono i numeri uno di tiro a volo e pattinaggio dal 1993. Merito (o colpa) di un insieme di regole che penalizza eventuali sfidanti. "Hanno in mano potere, cassa e giustizia. E questo fa sì che chi comanda oggi, al 90% lo farà anche domani”, spiega Marzio Innocenti, ex capitano della nazionale di rugby, che lo scorso settembre ha provato invano a sfidare l’ordine costituito. Soluzione? Cambiare le norme dall'esterno, introducendo limiti di mandato. Malagò ci proverà (dopo la sua rielezione)

Renato Di Rocco, numero uno del ciclismo dal 2005, sarà sfidato dalla figlia di Gimondi

Le elezioni continueranno nei primi mesi del 2017: mancano all’appello ancora una decina di Federazioni, tra cui ciclismo, pallavolo e l’attesissima sfida in Figc contro Carlo Tavecchio. Ammesso che ci sia qualche sorpresa, non muterà però il bilancio complessivo: basti pensare che nelle bocce Romolo Rizzoli, in carica da 24 anni, attende la riconferma per il settimo mandato. L’impressione è che solo un intervento esterno possa cambiare la situazione: un disegno di legge che fissa un limite massimo di tre mandati (il Movimento 5 stelle chiedeva fossero due) e pone una serie di paletti nell’utilizzo delle deleghe. Il ddl (che non sarebbe retroattivo: i presidenti in carica avrebbero davanti comunque altri 8 anni) sarebbe un primo passo per il rinnovamento: ha ricevuto l’ok dal Senato, ma poi si è arenato alla Camera. La sua approvazione è uno degli obiettivi fissati da Giovanni Malagò e il ministro dello Sport, Luca Lotti. “Adesso la politica deve fare la sua parte: se salta, poi non lamentiamoci di dirigenti che stanno lì da vent’anni”, spiega il numero uno del Coni. E rilancia: “Nel mio prossimo mandato metterò mano ai regolamenti elettorali: dovranno essere uniformi e garantire una scelta più trasparente dei presidenti federali”. Prima, però, esattamente a maggio, loro (i presidenti) rieleggeranno lui (Malagò): altri quattro anni alla guida del Comitato Olimpico, possibilmente da candidato unico. Perché nello sport italiano il potere è potere assoluto.

Twitter: @lVendemiale