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  1. Roma, il tramonto della Cultura: finito il “Veltronismo”, la Capitale si è spenta
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Politica

Roma, il tramonto della Cultura: finito il “Veltronismo”, la Capitale si è spenta - 3/14

E' stata poco più di un fuoco fatuo il sogno di Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Se nei primi anni 2000 la Notte Bianca, la nascita dell'Auditorium, la Festa del Cinema e le varie 'Case' avevano illuminato una città che voleva competere con le grandi capitali europee, oggi quell'effervescenza resta poco o nulla, gli eventi sono un ricordo e molte istituzioni fiorite in quegli anni sono in difficoltà perché si reggevano sulla capacità del sindaco di attrarre sponsor privati: non si era pensato alla loro autosostenibilità economica. Così con i cambi di amministrazione e la crisi, molte hanno rischiato o rischiano la chiusura

 

CASA DEL JAZZ, DALLE 45MILA PRESENZE AL RISCHIO CHIUSURA DOPO ALEMANNO
Enrico Nicoletti l’aveva riempita di marmi, stucchi e vasche idromassaggio a due posti con rubinetti d’oro. Il Comune era riuscita a strapparla al cassiere della banda della Magliana nel 2001 e nel 2005, grazie alla legge Pio La Torre che regola la tutela dei beni sequestrati alle mafie, Veltroni e il suo assessore alla Cultura Gianni Borgna avevano trasformato Villa Osio – 2,5 ettari di parco in viale di Porta Ardeatina – nella Casa del Jazz. “Non era solo un luogo di concerti – spiega Luciano Linzi, chiamato a curare il progetto nel 2004 – ma doveva portare al grande pubblico, anche con una politica di prezzi popolari, quanto di meglio il jazz italiano aveva prodotto negli ultimi 20 anni. C’erano fondi pubblici e sponsor privati, presenti soprattutto nei primi 3-4 anni – continua Linzi, richiamato nel 2014 a salvare la struttura – poi ha vissuto anni di abbandono con Alemanno, quindi con Marino nemmeno si sapeva che fine dovesse fare”. Una sofferenza fotografata dai numeri: se i 27mila spettatori totalizzati nel primo anno di attività erano diventati 45mila nel 2006 (con “un aumento delle presen- ze del 64% dal 2005 al 2006 e dell’89% del numero di manifestazioni, contro una diminuzione della spesa comunale e di sponsor di circa il 49%”, registrava nel 2008 l’Agenzia per il controllo dei servizi pubblici) nel 2013 – ultimo anno di Alemanno – gli spettatori paganti erano calati a 17mila. Dopo aver sfiorato la chiusura nel 2014, nel 2015 i biglietti staccati sono risaliti a 19.500 per un totale di 120 eventi. “Ma strutture di questo tipo hanno bisogno di continuità – conclude Linzi – l’incertezza degli ultimi anni è un handicap difficile da recuperare”.