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  1. Roma, il tramonto della Cultura: finito il “Veltronismo”, la Capitale si è spenta
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Politica

Roma, il tramonto della Cultura: finito il “Veltronismo”, la Capitale si è spenta - 12/14

E' stata poco più di un fuoco fatuo il sogno di Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Se nei primi anni 2000 la Notte Bianca, la nascita dell'Auditorium, la Festa del Cinema e le varie 'Case' avevano illuminato una città che voleva competere con le grandi capitali europee, oggi quell'effervescenza resta poco o nulla, gli eventi sono un ricordo e molte istituzioni fiorite in quegli anni sono in difficoltà perché si reggevano sulla capacità del sindaco di attrarre sponsor privati: non si era pensato alla loro autosostenibilità economica. Così con i cambi di amministrazione e la crisi, molte hanno rischiato o rischiano la chiusura

 

VALLE, FINITA L’OCCUPAZIONE IL TEATRO PIÙ BELLO È RIMASTO CHIUSO
Chiude anche ciò che, tra mille critiche (fondate e non) e difficoltà, viene faticosamente tenuto in vita dalla società civile. Il Teatro Valle, il più bello e antico di Roma, è chiuso. L’11 agosto 2014 l’assessore Giovanna Marinelli metteva fine ad un’occupazione iniziata il 14 giugno 2011: dopo la chiusura dell’Ente Teatrale Italiano che lo gestiva, attori, registi, maestranze varie e semplici cittadini lo avevano occupato affinché restasse un bene comune e soprattutto rimanesse vivo e aperto. Per tre anni il Teatro Valle Occupato aveva ospitato spettacoli, convegni, attività di formazione, seminari, trasformandosi in un laboratorio in cui partorire l’idea di una nuova gestione dei beni comuni. Poi la presa di coscienza della necessità di un restauro – di cui si dovrebbero occupare ministero dei Beni culturali e Comune – e l’accordo con il Campidoglio per la fine dell’occupazione: l’intesa prevedeva che la fondazione creata dagli occupanti – Fondazione Teatro Valle Bene Comune – dovesse proporre un progetto di gestione. Ma i battenti del Valle sono rimasti serrati, il foyer è stato utilizzato di tanto in tanto per piccole presentazioni. Nonostante lo stesso comune lo avesse riconosciuto in un documento ufficiale come “luogo iconico ed emblematico di una elaborazione e sperimentazione culturale, sociale e politica, profondamente sentita e costantemente vissuta da una parte non trascurabile della comunità locale e nazionale”.