Economia

Crisi energetica, per Fitch l’Italia andrà in recessione nel 2023. “Meno progressi della Germania nel ridurre il consumo di gas”

L'agenzia di rating nel suo ultimo Outlook prevede che il pil si contrarrà dello 0,7%. Il caro energia "provocherà un impatto diretto sulla produzione e il potere d’acquisto dei consumatori, incidendo sui consumi privati". Il Paese è uno dei più dipendenti dal gas in termini di mix energetico: alimenta il 50% della produzione di elettricità rispetto al 20% dell’Ue. Anche Confcommercio vede una "mite recessione"

Finora gli analisti lo consideravano solo uno scenario possibile, ma non il più probabile. Ora Fitch, nel suo ultimo Outlook, mette nero su bianco che nel 2023 l’Italia finirà in recessione: il pil dovrebbe contrarsi dello 0,7% sotto il peso del caro-energia. Sono state “abbassate le aspettative di crescita per il 2022 e ora si prevede che l’economia si contrarrà nel 2023 a causa dello choc energetico”, si legge nel rapporto. “Questo provocherà un impatto diretto sulla produzione e il potere d’acquisto dei consumatori, incidendo sui consumi privati“. La crescita si risolleverà nel 2024 con un rimbalzo pari a +2,6%.

La spesa per il gas lascerebbe “meno risorse da spendere per altri beni e servizi” e potrebbe rendere non vantaggiose “alcune produzioni, costringendo a chiudere” , avverte l’Outlook, rilevando che l’Italia “ha fatto meno progressi della Germania nella riduzione del consumo di gas in risposta al calo delle forniture”. “L’Italia, insieme alla Germania, ha registrato i più forti aumenti dei prezzi al dettaglio di elettricità e gas, pari a circa il 55% annuo a luglio 2022″, si legge. In aggiunta è uno degli Stati dell’Ue più dipendenti dal gas in termini di mix energetico, con il gas che alimenta il 50% della produzione di elettricità rispetto al 20% dell’Ue. La Russia ha fornito il 40% delle importazioni di gas nel 2021, anche se a partire dall’invasione dell’Ucraina è iniziata una rapida diversificazione dei fornitori. Anche se l’80% delle importazioni di gas russo fosse ripristinato, “la fornitura totale di gas diminuirebbe del 5-10%, con un effetto diretto sul settore produttivo”.

Non solo: sul fronte dei costi, secondo quanto calcolato da Fitch, in Italia si registra un aumento maggiore della spesa per il gas in rapporto al Pil rispetto alle altre principali economie dell’eurozona. “Sulla base dell’ipotesi di un prezzo medio annuo del gas di 55 dollari/mcf (1000 piedi cubici) nel 2023, la spesa per il gas dell’intera economia potrebbe aumentare a oltre il 5% del Pil nel 2023, fino a 2 punti percentuali in più rispetto alla Germania”, viene spiegato nel report. “Ciò – si legge ancora – lascerà meno risorse per la spesa in altri beni e servizi. Potrebbe rendere antieconomica una certa produzione, costringendo a chiusure.

L’agenzia di rating nei giorni scorsi aveva già tagliato le stime sulla crescita del Pil mondiale, ora previste per il 2022 al 2,4% (-0,5 punti rispetto alla valutazione di giugno scorso) con un ulteriore rallentamento a +1,7% il prossimo anno, con un taglio di 1 punto percentuale. Nell’aggiornamento del Global Economic Outlook l’agenzia stimava che l’Eurozona e il Regno Unito dovrebbero entrare in recessione entro la fine dell’anno mentre gli Stati Uniti subiranno una lieve recessione a metà del 2023. Per l’eurozona è previsto un -0,1%, con una revisione al ribasso di ben 2,2 punti percentuali rispetto a giugno, per via della crisi del gas e le sue ricadute sull’attività. Per gli Stati Uniti la crescita stimata è dell’1,7% nel 2022 e dello 0,5% nel 2023, rivista al ribasso rispettivamente di 1,2 e 1 punto percentuale.

Più cauto l’ufficio studi di Confcommercio, secondo cui “il pil potrebbe segnare una recessione mite” negli ultimi mesi del 2022. “I veri problemi potrebbero riguardare il 2023, con un ritorno a una situazione di assenza di crescita, determinata dalla eventuale deviazione delle politiche dal sentiero percorso negli ultimi 18 mesi e dal permanere di impulsi avversi”. Secondo il direttore Mariano Bella “potremmo avere un rallentamento forte dei consumi nella seconda parte dell’anno” e “per noi il pil mensile in termini di variazione congiunturale ad agosto è leggermente negativo, a settembre lo sarà ancora di più”. Il pil nel primo semestre ha registrato un incremento del 5,5%, quindi secondo l’ufficio studi “qualsiasi forecast attorno al 3/3,5% annuo implica un forte rallentamento nel secondo semestre”, si legge nel documento. “In termini congiunturali ciò può comportare una moderata recessione (due variazioni percentuali negative consecutive; a nostro avviso di modesta entità)”.