La crisi climatica, come ribadito al G20 di Napoli, va affrontata di pari passo con la tutela della biodiversità. Stati o grandi organizzazioni hanno avviato progetti per salvare gli animali a rischio estinzione, ma nel frattempo in tutto il mondo associazioni, comunità e piccoli gruppi si danno da fare per creare habitat sicuri. Dalle signore del Kenya (e degli elefanti) al santuario di un fumettista neozelandese, dalla tribù dei Soliga ai boschi sulle Ande: ilfattoquotidiano.it racconta le storie di conservazione, di chi agisce qui e ora
Altra impresa è quella compiuta da Jadav Payeng, contadino dell’Isola di Majuli, nello stato indiano di Assam, dove la siccità estiva si alterna alle inondazioni della stagione delle piogge. Per questo, negli anni ’80, il Dipartimento delle Foreste indiano avviò un progetto che prevedeva la piantagione di 200 ettari nel distretto di Jorhat, nei pressi del fiume Brahmaputra. Payeng era uno degli operai ma, anche dopo l’interruzione del progetto, continuò a piantare. Prima i semi di bambù e poi diverse varietà di piante. Così, in quell’area prima coperta da sabbia, sono arrivati anche gli animali. Oggi nella riserva Molai, 550 ettari di foresta, ci sono tigri del Bengala, elefanti, rinoceronti, cervi, conigli, scimmie e diverse specie di uccelli, anche avvoltoi.