Capitoli

  1. Ristori alle imprese, cassa integrazione e tasse cancellate o rinviate: la mappa degli aiuti per la seconda ondata nei grandi Paesi Ue
  2. Italia: ristori da 1000 a 150mila euro
  3. Germania: chi chiude avrà il 75% dei ricavi
  4. Francia: aiuto in base al calo di fatturato
  5. Spagna: mini indennizzi agli autonomi
Economia

Italia: ristori da 1000 a 150mila euro - 2/5

Ilfattoquotidiano.it ha messo a confronto le misure varate dai governi di Berlino, Parigi, Madrid e Roma. Un ristorante o un negozio con 200mila di fatturato 2019, costretto a chiudere causa restrizioni anti contagio, in Italia ha diritto a un indennizzo di circa 6.800 euro. In Germania, la stessa attività può contare su 12.700 euro. In Francia il contributo arriva fino a 10mila euro. In Spagna la cifra è molto più bassa: circa 2mila euro. La Repubblica federale ha anche varato l'intervento fiscale più generoso: Iva ridotta di tre punti per stimolare i consumi

Dipendenti – Per far fronte alle conseguenze economiche delle nuove restrizioni introdotte per contenere la seconda ondata il governo ha rinnovato la cig Covid di 6 settimane e anticipato che con la legge di Bilancio ne verranno concesse altre 12, fino a fine marzo 2021. In parallelo prosegue anche il blocco dei licenziamenti. L’ammortizzatore, ritardi permettendo – 17mila persone non hanno ricevuto nemmeno una mensilità e oltre 200mila domande sono ancora da esaminare – garantisce ai beneficiari l’80% della retribuzione globale che sarebbe loro spettata per le ore non lavorate causa riduzione delle attività fino a una cifra massima di 1.129,65 euro per le retribuzioni più alte.

Lavoratori autonomi – Per i lavoratori autonomi danneggiati dalle restrizioni sono state previste nuove indennità: 1.000 euro per stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo (stessi requisiti del decreto Rilancio), intermittenti e stagionali degli altri settori, autonomi che siano stati titolari di contratti occasionali non rinnovati, incaricati di vendite a domicilio.

Imprese – Per le imprese danneggiate dalle nuove chiusure il decreto Ristori e il Ristori-bis mettono sul piatto 3,4 miliardi che verranno distribuiti dall’Agenzia delle Entrate alle partite Iva con lo stesso meccanismo varato in giugno con il decreto Rilancio: gli aiuti spettano in proporzione al calo dei ricavi registrato in aprile e a condizione che sia calato di almeno un terzo rispetto a quello di aprile 2019. L’entità dei ristori, a seconda del codice Ateco dell’attività, va dal 100% al 400% del contributo già ricevuto o che si sarebbe potuto chiedere a giugno, a sua volta calcolato come percentuale (20, 15 o 10% a seconda della grandezza dell’azienda) del calo di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020. Il contributo minimo è 1000 euro per le persone fisiche e 2.000 per le aziende, il massimo 150mila euro. Qualche esempio: un ristorante con ricavi 2019 tra 400mila euro e 1 milione ha diritto al 200% del contributo ricevuto in precedenza, cioè in media 13.920 euro. Un grande albergo (oltre 5 milioni di ricavi) può arrivare a un ristoro di 100mila euro. Per le discoteche, che hanno riaperto solo per un mese tra metà luglio e il 16 agosto, i nuovi ristori saranno il 400% di quelli di giugno: in media 11.592 euro per quelle che dichiarano meno di 400mila euro, secondo simulazioni del Tesoro. Il calcolo non è semplicissimo: il ristorante dell’esempio iniziale, con 200mila euro di fatturato 2019, ha diritto al 200% dell’aiuto ricevuto a giugno, a sua volta pari al 20% della perdita subita ad aprile rispetto all’aprile 2019: ipotizzando che nel pieno del primo lockdown sia stato chiuso e non abbia incassato nulla, prenderà ora circa 6.700 euro.

Tasse – Sul fronte fiscale, sempre per le attività colpite dal dpcm viene cancellata la seconda rata Imu, dovuta entro il 16 dicembre e sono “sospesi” i versamenti dei contributi per il mese di novembre. Gli acconti di Ires e Irap in scadenza il 30 novembre sono posticipati ad aprile 2021 per tutte le imprese e i professionisti soggetti agli Indici sintetici di accertamento (gli ex studi di settore) che operano nelle zone rosse, indipendentemente dal calo di fatturato, e per i ristoranti delle zone arancioni. Sono poi rinviate al 16 marzo ritenute e Iva dovute entro fine mese, per tutte le attività sospese ma anche per hotel, agenzie di viaggio e tour operator. Chi ha un affitto commerciale avrà diritto anche per ottobre, novembre e dicembre a un credito di imposta del 60%, cedibile al proprietario.

Prestiti – Il governo ha poi reso disponibili a partire da marzo garanzie pubbliche sui prestiti: 100 miliardi per il Fondo pmi che garantisce il 100% su prestiti fino a 30mila euro e il 90% su quelli fino a 5 milioni in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti (il plafond è stato raggiunto il 5 novembre), 200 miliardi di garanzie della Sace al 90% per le aziende fino a 5mila dipendenti e 1,5 miliardi di fatturato e al 70-80% per le imprese più grandi. Deve invece ancora partire il fondo Patrimonio rilancio da 44 miliardi che dovrebbe entrare nel capitale delle aziende in crisi.