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Televisione

Masterchef, i finalisti decisi da 7 platesse e dalla sindrome di D’Alema (ma aridatece er sangue) - 6/8

Masterchef si fa sempre più una cosa seria, non come quell'altra roba che succede domenica che viene. E il tasso agonistico assomiglia sempre di più alla finale di biathlon, con la differenza che ci sono molti più spettatori, anche in studio

Dire Schloss Schauenstein senza fermarsi
L’esterna è come sempre un modo per far incazzare gli spettatori perché in un ristorante del genere non potranno mai andarci. Questa volta è un tre stelle guidato dal bonazzo di Andreas Caminada, occhio chiaro, barba brizzolata e soprattutto fa zuppe di verdure che non fanno ingrassare. Quello che colpisce di tutta la prova in cui i cuochi – come sempre – sembrano diventati improvvisamente fenomeni è la pronuncia della speaker della voce fuori campo di Sky che non perde una sola lettera del nome del ristorante, Schauenstein Schloss, che si trova a Fürstenau, nel Cantone dei Grigioni, in Svizzera. Caminada è l’anti-Cracco: se quello urlava “veloooooooce”, questo ripete ossessivamente “concentrato”, “calma”, don’t sleep”, “cura e attenzione”, “muoviti”. E’ Kateryna, di nuovo, la più brava: deve cucinare di nuovo il piatto simbolo dello Schloss, il salmerino con le carote, ma ce la fa. La statistica, infine, dice che Simone ha perso tutte le esterne e quindi o lui sente la pressione o quelli intorno devo sentirsi le gioie come antidoto scaramantico.