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Politica

Legge elettorale, com’è fatto il sistema venduto per tedesco che tedesco non è: nessun vincitore e squadroni di nominati - 5/9

Un solo voto per un pacchetto completo (partito, candidato uninominale e listino), i capilista in corsia preferenziale e multicandidature, maggioranze da comporre in Parlamento. Ecco il sistema su cui si sono accordati (per ora) Pd, Fi e M5s. Che con il sistema usato a Berlino non c'entra niente. Governabilità e rappresentanza? Molto poche

Quanti sono i nominati? 
(almeno metà, ma c’è chi dice tutti)
La domanda è: quanti di questi possono essere considerati “nominati“? Secondo Articolo 1-Mdp sono il cento per cento non solo perché i vertici dei partiti sapranno tendenzialmente dove candidare personalità più o meno forti in collegi e circoscrizioni più o meno sicuri (questo avviene d’altra parte per tutti i sistemi elettorali). Ma soprattutto perché con un voto scegli tutto, senza libertà di scegliere una personalità senza scartarne altre e viceversa. Il giurista Pertici al Fatto dice: “Sono tutti nominati e le liste bloccate sono addirittura due. Una evidente, che compare sulla scheda, cioè il listino, e l’altra formata dai candidati della lista per i collegi uninominali, all’interno di una circoscrizione”.

Di sicuro si possono definire “nominati” gli eletti dei listini bloccati che saranno sicuramente 303 da dividere tra i vari partiti in Parlamento. E tra questi 303 esistono dei “super-nominati“: come al solito i capilista – che sono 156 da dividere tra i vari partiti -, che per legge saranno la prima scelta automatica delle forze politiche che conquisteranno seggi. E’ vero che così si accoglie la critica della Corte Costituzionale che dice che per rendere i candidati riconoscibili bastano liste di candidati brevi, ma lo sforzo per dare potere all’elettore è stato minimo.

Chi dice che i nominati saranno più della metà degli eletti è forte anche del fatto che tornano anche le multicandidature. Uno può essere infatti candidato nel collegio uninominale, ma può essere presentato anche in tre diversi posti da capolista nei listini proporzionali, quindi in diverse circoscrizioni. In questo modo non solo si blinda il nome di quel pluricandidato, ma si aprono spazi anche per chi – in modo strategico – sta sotto di lui in lista.

“Il voto unico – spiegano Domenico Gallo e Alfiero Grandi, che hanno fatto parte del Comitato del No – condiziona fortemente la libertà di scelta degli elettori nel collegio uninominale, mentre nel proporzionale non vi è alcuna libertà di scelta perché si vota su liste bloccate. In sostanza i parlamentari saranno tutti nominati dai capi partito e gli elettori non avranno alcuna possibilità di scegliere i propri rappresentanti”.

Questo porta a pensare che con i due meccanismi – precedenza ai capilista e multicandidature – tra il 50 e il 100 per cento dei nominati indicato da Mdp la verità sia più vicina alla seconda opzione.