Quando Jack Skeletron accenna il motivetto di Jingle Bells tintinnando le bianche lampadine con le lunghe scheletriche dita, e di fronte a lui la mini band del Paese di Halloween intona una funebre marcia da raccapriccio, l’essenza poetica dell’intero cinema di Tim Burton si rivela come un’epifania. Trasportare l’idea di Natale, candy cane e luminarie colorate, tra fantasmi, vampiri, e creature dark del mondo burtoniano è operazione complicata per il povero, oblungo Jack. Nightmare Before Christmas racconta proprio questo doppio speculare figurativo di una creatività maestosamente cupa che guarda caso non poteva che incontrare lo scintillante fatidico Natale. Animazione in stop-motion, singole creaturine curate nei minimi dettagli e movimenti, storia d’amore tormentata e umorismo nero per un musical epocale. La regia è di Henry Selick, anche se l’intera operazione è frutto di Burton fino al midollo che nei primi anni novanta era impegnato con Edward mani di forbice e il secondo Batman. La versione italiana trova il coniglio nel cilindro con il doppiaggio di Renato Zero, e quel brano “Cos’è”, cantato da Jack/Zero davanti alle finestre delle case in cui si addobbano alberi di natale, che per il sorcino è diventato un tormentone quasi quanto “Il triangolo”.
