Economia

Stabilità, dai fondi pensione ai centri scommesse ecco i “salvati” in extremis

Rispetto al testo originario della manovra il maxiemendamento del governo contiene norme che "graziano" i patronati, le Poste e le fondazioni bancarie ma anche i proprietari di casa, che nel 2015 non si vedranno aumentare la Tasi. Durante l'iter parlamentare sono spuntate poi risorse aggiuntive per il sociale, la scuola e la sanità

Dalla sanatoria per i centri scommesse non autorizzati al credito di imposta per società senza dipendenti, casse previdenziali e fondi pensione, che incassano questa compensazione a fronte del previsto aumento delle tasse. Durante la lunga traversata tra il 23 ottobre, quando il testo del disegno di legge di Stabilità è stato reso pubblico (una settimana dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri), e il voto di fiducia del Senato arrivato tra le proteste dell’opposizione nella notte tra il 19 e il 20 dicembre, la manovra è stata oggetto di innumerevoli limature ma anche modifiche sostanziali. Molte delle quali hanno salvato in extremis alcune categorie, riducendo l’impatto negativo degli aggravi fiscali o stanziando risorse aggiuntive. Nonostante il premier Matteo Renzi abbia rivendicato di aver “stoppato l’assalto alla diligenza“, nel maxiemendamento con 755 commi che ha ricevuto l’ok di Palazzo Madama non mancano poi alcune “norme mancia”. Dai “soliti” fondi per l’autotrasporto – 250 milioni per il prossimo anno – ai 10 milioni aggiuntivi per il porto di Molfetta fino all’aiutino per i concessionari di giochi pubblici che hanno visto scendere la raccolta: quello che il MoVimento 5 Stelle aveva bollato come “emendamento ad aziendam” per la Sisal è sopravvissuto nel testo finale presentato dal governo. E restano anche le semplificazioni autorizzative per i depositi di idrocarburi, previsione che era contenuta in una delle proposte di modifica definite “marchette sempre dai parlamentari grillini. Ecco nel dettaglio chi ha ottenuto, rispetto alla versione iniziale della Stabilità, una riduzione dei “sacrifici” o un vantaggio insperato.

Casse previdenziali, fondi pensione e fondazioni bancarie erano saliti sulle barricate contro l’aumento delle tasse a loro carico previsto nel testo originario della Stabilità. Se le proteste non sono bastate per ottenere una marcia indietro del governo, in compenso nel maxiemendamento è spuntato un credito di imposta di ammontare variabile a seconda della natura dell’ente e condizionato all’investimento di una somma corrispondente al risparmio fiscale in progetti infrastrutturali. In particolare le casse dei professionisti, che si vedranno tassare con un’aliquota del 26% contro il 20% attuale, potranno inserire nella dichiarazione dei redditi un credito del 6% che di fatto “sterilizza” l’aggravio, mentre i fondi pensione, per i quali il conto del fisco salirà dall’11,5 al 20%, saranno graziati nella misura del 9 per cento. La compensazione scatterà dal 2016 e l’onere complessivo previsto per le casse dello Stato è di 80 milioni di euro. Quanto alle fondazioni bancarie, soggette a una pesante stangata – la base imponibile passa retroattivamente, dal gennaio 2014, dal 5 al 77,74% – avranno un credito pari alla maggiore imposta dovuta, ma solo per quest’anno e spendibile dal 2016.

Regime fiscale agevolato per i freelance che guadagnano nel complesso meno di 20mila euro l’anno 

Buoni acquisto per le famiglie e stop a aumenti delle tasse sulla casa. Ma slitta local tax – Per il “popolo del mattone” – circa l’80% delle famiglie italiane – arriva l’auspicato tetto alla Tasi. La legge istitutiva dell’imposta sulla prima casa consentiva ai Comuni, dal 2015, di alzare la relativa aliquota dall’attuale livello massimo del 2,5 per mille fino al 6 per mille, ma la Stabilità congela l’aumento. Restano immutati anche il limite del 10,6 per mille come somma delle aliquote Imu e Tasi e la quota a carico degli inquilini, che continueranno a pagare, a seconda del Comune, tra il 10 e il 30% dell’importo. Insomma: niente impennata fiscale. In compenso i contribuenti dovranno continuare a destreggiarsi nel caos delle cifre, perché è rinviata a data da destinarsi la local tax, cioè il tributo unico che dovrebbe unificare tutta l’imposizione fiscale sugli immobili. Restando alle norme di sicuro interesse per i cittadini, poi, , sfuma l’inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica. E il governo ha deciso che l’anno prossimo anche questa imposta non potrà aumentare rispetto agli attuali 113,5 euro.

Oltre al bonus Irpef di 80 euro, che la manovra rende strutturale per tutti i lavoratori dipendenti con un reddito sotto i 26mila euro, le famiglie numerose avranno diritto a qualche aiuto in più. In aggiunta al bonus bebè, che rispetto alla prima versione andrà a beneficio di una platea un po’ più ristretta perché il tetto è stato limato a 25mila euro di reddito Isee, arrivano infatti 45 milioni sotto forma di buoni acquisto per i nuclei con più di quattro figli e un indicatore Isee non superiore a 8.500 euro annui.

Disoccupati e freelance accontentati a metà – Per i disoccupati, in attesa della revisione di ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro e politiche attive, che verrà dettagliata nei decreti attuativi del Jobs Act, sono stati trovati 400 milioni aggiuntivi: la dotazione del fondo ad hoc istituito presso il ministero del Lavoro sale, per il 2015 e 2016, da 2 a 2,2 miliardi. Nel 2017 si torna invece a 2 miliardi, l’ammontare inserito nella prima versione del ddl. Ma l’ulteriore incremento di 400 milioni disposto da un emendamento presentato in commissione al Senato non è passato. I lavoratori freelance, che lamentavano di essere danneggiati dalla modifica del regime fiscale forfettario (“dei minimi“), ottengono poi una revisione della soglia di accesso all’imposta sostitutiva agevolata: potranno goderne tutti coloro che hanno redditi complessivi – da lavoro dipendente e assimilati e da incarichi a partita Iva – non superiori a 20mila euro. La prima versione della Stabilità abbassava invece la soglia a 15mila. Tuttavia l’aliquota sostitutiva resta, per tutti i professionisti e gli autonomi, molto più alta che in precedenza: il prossimo 1 gennaio salirà dal 5 al 15 per cento.

Regioni in bilico tra tagli e allentamento del Patto – Per gli enti locali rimangono tagli draconiani, che vengono però in qualche modo mitigati per tentare di ridurre l’impatto sui servizi ai cittadini. Dal 2015 al 2018 le Regioni dovranno fare i conti con una riduzione delle risorse a disposizione di 4 miliardi l’anno, di cui 3,4 da quelle a statuto ordinario e il resto da quelle “speciali”. In compenso i governatori ottengono un contributo di un miliardo per l’allentamento del Patto di stabilità e un contributo in conto interessi di 100 milioni di euro per il 2016 e il 2017 sui mutui e le operazioni di finanziamento attivate nel 2015. Resta da vedere, perché a deciderlo saranno i presidenti, quanto di questa sforbiciata si tradurrà in un “bisturi” sulle risorse destinate alla sanità, che costituisce circa l’80% delle uscite regionali. Nelle scorse settimane gli enti avevano ventilato un taglio di almeno un miliardo e mezzo a valere sul Fondo sanitario nazionale, fissato la scorsa estate a 112 miliardi per il 2015 e 115,4 per il 2016. In compenso il ministero della Salute ha spuntato un miliardo complessivo (spalmato su due anni) per l’acquisto di un nuovo superfarmaco contro l’epatite C, da cui sono affetti circa 1,5 milioni di italiani. Tornando alle regioni, il Piemonte, il cui bilancio è gravato da un buco di 2,3 miliardi, viene commissariato, ma sulla poltrona di commissario straordinario siederà lo stesso governatore Sergio Chiamparino. I dipendenti delle soppresse Province – per le quali resta la previsione di tagli per 1 miliardo di euro – verranno ricollocati in altri enti pubblici, ma solo per due anni. Mentre dal 2017 entreranno in mobilità. Quanto ai Comuni, che dovranno tagliare la spesa di 1,2 miliardi, per loro il contributo in conto interessi su operazioni di indebitamento sarà di 125 milioni per il 2016 e 100 milioni l’anno dal 2017 al 2020.

Ecco le novità per le imprese e le norme “ad aziendam” – Quanto all’Irap, la tassa più odiata dalle imprese, la novità degli ultimi giorni va in soccorso di tutti i soggetti che “non si avvalgono di lavoratori dipendenti“: per loro arriva un credito di imposta del 10%. L’obiettivo è mitigare l’effetto del ripristino delle aliquote che erano state ridotte con il decreto Irpef. Il governo, avendo introdotto nella Stabilità la deducibilità del costo del lavoro dalla base imponibile, ha fatto dietrofront sul taglio riportando l’aliquota ordinaria dal 3,9 al 3,5%, con effetto retroattivo. Una beffa per autonomi, artigiani e piccole società senza lavoratori dipendenti, che non avrebbero potuto beneficiare della deduzione. Di qui la decisione di compensare l’aumento con uno sgravio.

Le aziende spuntano poi una dotazione di 220 milioni di euro spalmati su tre anni per il piano straordinario per il made in Italy messo a punto dal ministero dello Sviluppo e inserito nello Sblocca Italia, che non risultava finanziato nella versione della Stabilità uscita dal Cdm di ottobre. E il governo ha concesso anche l’auspicata proroga a tutto il 2015 della compensazione dei debiti fiscali con i crediti commerciali vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Gli editori ottengono poi una riduzione dal 22 al 4% dell’aliquota Iva sugli e-book, ma quella sui giornali in formato elettronico resta al livello ordinario, suscitando le proteste della federazione di categoria (Fieg).

Il banco vince a metà. Per il settore del gioco arriva una sanatoria che consentirà ai Centri trasmissione dati non autorizzati (in Italia, secondo la relazione tecnica, sono 7mila) di regolarizzare la propria posizione “autodenunciandosi” all’Agenzia delle Entrate entro il 31 gennaio 2015 e versando subito 10mila euro e poi, in due rate, le tasse dovute per i periodi di imposta precedenti. Ma solo quelle “per le quali non è ancora scaduto il termine di decadenza per l’accertamento”. I concessionari incassano poi lo stop al previsto aumento del 4% del Prelievo erariale unico su slot-machines e videolotteries che avrebbe dovuto scattare dall’1 aprile 2015. E quelli che negli ultimi tre anni hanno registrato perdite, a livello di raccolta, superiori al 15%, potranno ottenere (previo decreto ad hoc del Tesoro) una riduzione dei prelievi, un aumento della “restituzione in vincita” (payout) e più in generale “ogni misura utile al sostegno dell’offerta”. In compenso però i concessionari dovranno versare annualmente allo Stato 500 milioni di tasse aggiuntive: ogni società contribuirà “in proporzione al numero di apparecchi” che gestisce. E salgono imposte e multe per le slot machine scollegate dalla rete legale: da 1.500 a 3mila euro per ogni giorno di operatività più una sanzione amministrativa di 20mila euro. Per far cassa, poi, viene anticipata al 2015 la gara per la riassegnazione della concessione del gioco del Lotto. Il governo conta di incassare almeno 700 milioni, di cui 350 l’anno prossimo. E il futuro vincitore avrà diritto a un “aggio” (compenso) pari al 6% della raccolta, inferiore a quello attuale che è del 6,36 per cento.

Tra i “salvati” finiscono poi di diritto il gruppo Poste Italiane, che l’anno prossimo incasserà 535 milioni di crediti vantati nei confronti dello Stato italiano come disposto da una sentenza del Tribunale dell’Unione europea, e i produttori di fiction e film d’azione, che fino alla fine dell’anno prossimo non dovranno pagare di tasca loro le verifiche sulle armi di scena. Il fondo per la contrattazione di secondo livello (quella aziendale) sarà invece ridotto di 208 milioni e non di 238 come prevedeva la versione iniziale.

Più risorse anche per sociale, scuola e salute – Nel corso dell’iter parlamentare sono state poi trovate risorse per ripristinare o aumentare le risorse dedicate al sociale e alle disabilità: il fondo per le non autosufficienze, che nel testo originario era stato decurtato di 100 milioni causando la levata di scudi delle associazioni del terzo settore, viene portato l’anno prossimo a quota 400 milioni, anche se dal 2016 tornerà a 250 milioni. E sale a 500 milioni, dai 400 attuali, l’ammontare massimo di risorse distribuibili con il meccanismo del 5 per mille dell’Irpef che i cittadini possono destinare, su base volontaria, ad associazioni non profit ed enti di ricerca. Graziati anche i patronati, che vedono la temuta sforbiciata ai contributi pubblici ridursi a 35 milioni dagli originari 150 anche se a fronte di nuovi requisiti minimi in termini di presenza territoriale e popolazione servita. Trovati pure 10,8 milioni, di qui al 2019, per continuare a garantire la sicurezza del ‘sarcofago’ dell’ex centrale nucleare di Chernobyl.

Saranno poi assicurati anche per il prossimo anno gli incentivi per l’assunzione delle persone disabili: il fondo previsto dalla legge 68 del 1999 riceve uno stanziamento di 20 milioni. Il Centro nazionale di adroterapia oncologica di Pavia ottiene un contributo di 15 milioni per il 2015, 10 per il 2016 e 5 per il 2017, lo Spallanzani di Roma si vede assegnare 3 milioni complessivi per “l’unità per alto isolamento” diventata indispensabile durante l’emergenza Ebola e slitta all’anno scolastico 2016/2017 la cancellazione della norma che consente il “distacco” di un centinaio di docenti presso enti e associazioni attive nel reinserimento di tossicodipendenti, nella prevenzione del disagio psico-sociale e nell’assistenza e riabilitazione.

Per quanto riguarda scuola e università, in extremis è arrivato l’allentamento dei vincoli per l’assunzione di ricercatori da parte delle università: nel triennio 2015-2017 gli atenei che hanno il 30% di professori ordinari potranno assumere un ricercatore ogni due ordinari. In precedenza la manovra prevedeva il rispetto del rapporto di “uno a uno” nelle assunzioni di ordinari e ricercatori. Sono stati poi trovati 10 milioni per l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo (Invalsi), che consentiranno di far partire il sistema nazionale di valutazione delle scuole. E nel maxiemendamento c’è anche il comma che destina 5 milioni alla messa in sicurezza e ristrutturazione delle scuole dei comuni della Sardegna danneggiati dalle alluvioni di novembre. In commissione l’esecutivo aveva espresso parere contrario ma era stato battuto ai voti. E evidentemente Renzi ha deciso di cedere. Infine risorse aggiuntive sono spuntate anche per i collegi universitari di merito, che ottengono 4 milioni in più per ogni anno dal 2015 al 2017.