Sulla via di Santiago

Zubiri

giorno 3

Condividi
Il cammino non ti dà quello che vuoi, ma quello di cui hai bisogno
Mire, 23 anni. Spagna

Perché ho fatto il cammino? Difficile dirlo. Non lo so. Rispondo con altre domande. Perché gli alberi crescono? Perché gli uccelli sanno dove andare? So soltanto che avevo dentro qualcosa di potente, una voce che mi diceva di partire, di lasciarmi tutto alle spalle e di cominciare il viaggio. Era un’idea che pulsava, quindi l’ho seguita.

Non sono andata né per motivi spirituali né per problemi personali. A dire il vero l’anno scorso ho avuto un periodo di depressione e stavo iniziando a sentirmi meglio. Quindi, forse inconsapevolmente, è stata questa la molla. Volevo resettare la mia vita. Avevo già fatto il cammino, quindi sapevo che mi sarei sentita in pace. Col mondo, con la mia vita. Connessa con me stessa. Il cammino è speciale, magico. Quello che trovi lì non c’è da nessun’altra parte. Volevo partire totalmente vuota: niente illusioni, pregiudizi, maschere. Ho un mantra dentro di me che dice: “Quando non ti aspetti niente, la vita ti sorprende”. Avevo iniziato senza aspettative, ma ho ricevuto talmente tanto durante il percorso da crearmene alcune. È stata molto dura lasciarle andare.

Il cammino è un file zip della vita. Ti sorprende, ti annoia, ti testa, dà e toglie. Provvede. Non a darti quello che vuoi, ma quello di cui hai bisogno. Per me è andata così. Mi dicevo: non riuscirai più ad amare nessuno. Pensavo di avere perso questa capacità nei miei anni di autodistruzione. Ma mi sono resa conto che non mi ero spezzata: potevo dare amore ad altre persone e perfino a me stessa. Questo è stato il regalo più bello che potessi mai chiedere.

Allo stesso tempo, però, mi sono sentita delusa, ma solo perché mi sono attaccata alle emozioni. Avevo così tanta nostalgia di quel calore e quella felicità che non volevo lasciarle svanire. Difficile accettare che ogni cosa ha un suo tempo e che quel tempo devi godertelo, perché puoi svanire in qualsiasi momento.

I primi giorni sono stati fisicamente i peggiori. Già al secondo non riuscivo a camminare. Mi sono venute molte vesciche e alcune hanno fatto infezione. Tutta colpa delle scarpe. So che partire con un paio nuovo non sarebbe stata una grande idea, ma i miei scarponcini si sono rotti due settimane prima. Non avevo scelta. Ricordo che mentre camminavo verso Zubiri pensavo adesso muoio. La tappa era facile, ma il dolore mi faceva andare pianissimo. La combinazione tra sole a picco, zero acqua e lotta tra mente e corpo complicava la situazione. Non scherzo: ho fatto 500 chilometri e ogni passo è stata una lotta. Fortunatamente ho trovato un sacco di persone che si sono prese cura di me e mi hanno incoraggiata nei momenti più difficili. E quando sono arrivata a Zubiri i miei amici - cioè le persone che avevo incontrato il giorno prima - mi aspettavano fuori dall’albergue con un secchio d’acqua gelata per fare riposare i piedi. Questo sì che è amore.

Una volta che il mio corpo si era abituato, camminavo tutto il giorno senza dolore. Una volta ho fatto addirittura 50 chilometri e ho pensato: adesso so che nella mia vita posso fare qualsiasi cosa. Corpo e mente mi hanno sorpresa tanto. Qui impari quanto vali, ti rendi conto di essere cazzuto e di potere raggiungere qualsiasi obiettivo, perché sei il Creatore della tua vita, non un albero. Devi solo provare.

Quello che mi rimane del cammino è amore. Può sembrare sdolcinato ma è la verità. Non capivo il motto “tutto è amore” o “l’amore è la cosa più importante”. Bene, adesso sì. L’amore ha così tanti volti, così tanti nomi. È nascosto ovunque. Ognuno di noi è amore a suo modo, bisogna solo aprire gli occhi e vedere. L’amore sono quelle piccole cose magiche che succedono nella vita: un paesaggio, un pasto caldo, qualcuno che ti aiuta, il dolore fisico, un abbraccio, una conversazione interessante, uno sguardo intenso, una carezza inaspettata, una birra con gli amici. Il chiaro di luna, l’alba e il tramonto, un letto. Anche se è scomodo. Un sorriso.

Ora che sono tornata a casa tutto è uguale e diverso allo stesso tempo. Il cammino ti cambia. Tu sei lo stesso: stesso corpo, stessi capelli, stessi vestiti. Ma non lo è il modo in cui guardi le cose. Ora so che la vita non è quello che la società ti dice di essere. La vita è quello che tu vuoi essere, è la tua strada. Il cammino mi ha insegnato che nulla è impossibile, è solo difficile. Ma è lì, nella difficoltà, che succede la magia. Quando le cose si fanno dure allora ti rendi conto di cosa vuoi davvero e se vale la pena combattere.

Zubiri