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Olimpiadi, retromarcia sulla pista da bob: regna l’incertezza, ora il governo s’impegna a valutare le alternative a Cortina

Colpo di scena alla Camera dei Deputati sul tema della pista da bob olimpica di Cortina d’Ampezzo. L’assemblea di Montecitorio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno presentato da Luana Zanella e da altri dieci parlamentari del gruppo Sinistra Italiana-Verdi che impegna il governo a valutare l’individuazione di siti diversi rispetto alla nuova struttura (da costruire) indicata nella candidatura delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 per le gare di bob, skeleton e slittino. Il voto è arrivato con parere favorevole dello stesso esecutivo di Giorgia Meloni che ha ottenuto dai presentatori del documento una modifica. Nella stesura del testo originario era scritto: “Il governo si impegna ad intervenire presso il Commissario straordinario perché venga accolta la proposta avanzata dal Sindaco della città di Innsbruck di far disputare le gare olimpiche sulla pista di bob della città austriaca”. Il viceministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto, che è intervenuto a nome del governo, ha spiegato che con una conclusione più aperta rispetto alla sola opzione di Innsbruck ci sarebbe stato l’ok del governo. Così è stato inserito che il Parlamento “impegna il governo a valutare l’opportunità di soluzioni alternative rispetto alla realizzazione della pista di Bob a Cortina”.

È la prima inversione ufficiale di rotta in un cammino accidentato che a quattro anni dalla vittoria della candidatura italiana per i Giochi Invernali del 2026 non è ancora arrivato all’apertura dei cantieri che prevedono una spesa di 124 milioni di euro. Il voto arriva quattro giorni dopo una manifestazione pubblica a Cortina, a cui hanno partecipato un migliaio di persone contrarie alla pista. Inoltre, due giorni fa il consiglio provinciale di Belluno ha approvato un altro ordine del giorno dello stesso tenore (a favore era stato solo il centrosinistra, mentre Lega e Forza Italia si erano astenute).

Evidentemente sulla posizione del governo stanno pesando le incertezze su chi sarebbe disponibile a effettuare i lavori. A fine luglio andò deserto il bando di gara del commissario Luigivalerio Sant’Andrea. Il 20 settembre ha avuto una fumata nera anche la procedura negoziata, con invio di lettere ad alcune imprese di costruzione. Sembravano interessate Webuild (ex-Salini) e Gruppo Pizzarotti, ma finora non è arrivato un accordo formale. Sulla realizzabilità della pista pesano infatti i tempi ristrettissimi (servono 807 giorni di lavori ininterrotti) e i costi. L’appalto in sé è di 81,6 milioni di euro (anche se l’impegno finanziario con la progettazione, l’Iva e i costi aggiunti arriva a 124 milioni). Società Infrastrutture Milano Cortina tace da dieci giorni, mentre sono cresciute le spinte per una soluzione diversa da Cortina.

Il voto della Camera apre un’uscita di sicurezza a chi ha difeso strenuamente la scelta del nuovo impianto e si trova a fare i conti con la mancanza di costruttori. Il documento approvato (218 presenti, 212 votanti, 212 voti a favore e 6 astenuti) mantiene intatto tutto l’impianto delle critiche all’ipotesi cortinese: costi eccessivi, inattuabilità per ristrettezza dei tempi e dissensi del territorio bellunese. “E’ una presa di posizione definitiva. Il governo alla fine ha ceduto, inserendo la possibilità di cercare ‘altri siti’. Credo vogliano evitare di fare una figuraccia”, ha commentato Luana Zanella.

“E’ una vittoria del buon senso – ha dichiarato Francesco Emilio Bonelli, portavoce di Europa Verde – dopo che per ben due volte la gara d’appalto è andata deserta. Importanti società hanno declinato l’invito, mettendo in luce le difficoltà sia dal punto di vista della tempistica che economico. Stiamo rischiando di fare una figuraccia globale in vista dell’importante appuntamento olimpico. La pista di Cortina era un errore fin dall’inizio. Non possiamo ignorare l’impatto ambientale devastante: stiamo parlando della distruzione di un ecosistema, con la perdita di oltre 500 larici e altri alberi. È necessario considerare le alternative, come la proposta dell’Austria che ha offerto di utilizzare gli impianti di Innsbruck”.

Cristina Guarda, consigliere regionale veneta di Europa Verde, ha aggiunto: “E’ un risultato importantissimo, una posizione politica finalmente equilibrata, con la quale tutti si uniscono al nostro messaggio, che da anni ripeto in consiglio regionale e assieme a cittadini e associazioni: non spendiamo risorse pubbliche e non indebitiamo le comunità con opere dai conti in rosso. Lo hanno capito tutti, anche chi in passato aveva votato lo stanziamento dei fondi per costruire la pista, ad ogni aumento dei costi prospettato da Regione Veneto o Fondazione Milano Cortina. Ora il governo e il commissario Sant’Andrea devono partire da qui, capendo quale struttura sia la più opportuna”.