Capitoli

  1. Messina Denaro, la vita e i segreti di “‘U siccu”: il ruolo nelle stragi, il patrimonio miliardario, i rapporti con la politica
  2. IL PROLOGO DELLE STRAGI
  3. IL FANTASMA
  4. UN UOMO D'AFFARI
  5. IL SENATORE COL COGNOME PESANTE
  6. IL PEZZO DEL PUZZLE MANCANTE
  7. LETTERE A SVETONIO
  8. FEMMINE E PALLOTTOLE
  9. L'UOMO SENZA VOLTO
  10. GUARDIE E LADRI
  11. ALLE ORIGINI DELLA PIOVRA
  12. A CENA SOTTO CASA DI MATTEO
  13. IL LEGAME COI CUNTRERA E CARUANA
  14. LA NAZIONALE DEI KILLER DI COSA NOSTRA
  15. “I PICCIOTTI SANNO TUTTE COSE”
Mafie

UN UOMO D'AFFARI - 4/15

Ecco chi era davvero l'ultima "primula rossa" di Cosa nostra, il boss arrestato a Palermo dopo trent'anni di latitanza. I primi passi nella famiglia mafiosa di Castelvetrano (Trapani), l'incontro alla Fontana di Trevi con Giuseppe Graviano per pianificare gli attentati del '92-93, il rapporto con il senatore Antonio D'Alì di Forza Italia, le tante volte in cui è scampato alla cattura. Le ricchezze attribuite a lui finora sequestrate ammontano a circa 7 miliardi di euro

Negli anni precedenti il suo arresto, attorno gli hanno fatto terra bruciata: gli hanno arrestato centinaia di fedelissimi, stringendo le manette pure ai polsi della sorella Patrizia e del fratello Salvatore. Poi hanno provato a bloccargli “la roba”, cioè i piccioli, i soldi, il bene supremo di ogni mafioso che si rispetti: solo negli ultimi dieci anni un conto veloce ci dice che i beni sequestrati, perché considerati riconducibili a Messina Denaro, valgono più di sette miliardi di euro, un forziere a nove zeri. Dentro c’è di tutto: dicono che fosse suo l’impero da un miliardo e mezzo di Vito Nicastri, un elettricista di Alcamo dai modi decisi diventato ricchissimo grazie alle pale eoliche. L’autorevole Financial Times era arrivato a definirlo il “re del vento” e invece quei soldi investiti nell’energia pulita erano sporchi. Erano di Matteo pure i supermercati Despar e una serie di cantine che producevano un vino premiato persino al Vinitaly. Il valore? Quasi 800 milioni. Di più, molto di più valeva Valtur, il colosso dei villaggi turistici e dei resort: quasi cinque miliardi finiti in mano a Carmelo Patti, un siciliano emigrato in Lomellina per fare l’operaio, arrivato a stringere la mano di Giovanni Agnelli. Anche quella, per gli investigatori, era tutta roba di Matteo. Questo Messina Denaro è un mafioso o un uomo d’affari? Un assassino o un businessman in grado di differenziare gli investimenti, in modo da avere sempre profitti per finanziare la sua latitanza?