Incipit: “Non si piaceva, non si era mai piaciuto, neanche da ragazzo, e forse per questo già allora cercava di vestirsi con cura, da uomo, non come i suoi coetanei che accanto a lui sembravano fratelli minori. Anche continuando a frequentare malvolentieri la scuola aveva cominciato a lavorare a quattordici anni, d’estate e nei pomeriggi liberi, e con i suoi primi risparmi si era comprato un vestito blu e una cravatta. Sua moglie ci teneva quanto lui e nei suoi cassetti non mancavano mai camicie ben stirate e gilet senza maniche di diversi colori, che essendo da anni il regalo fisso di Natale si potevano definire una collezione. Ma se non si apprezzava troppo fisicamente, anche per il corpo assurdo che aveva, lungo e magrissimo, non era meno severo con le sue caratteristiche psicologiche. E quelle neppure una cravatta sgargiante poteva nasconderle”.
Che significato ha Quel maledetto Vronskji per lei?
Il titolo è ingannevole. Il libro non è affatto iperletterario. Il mio protagonista incontra il nobile Vronskij perché legge un libro trovato sul comodino della moglie che lo ha lasciato. Ma il vronskij gran corteggiatore di Anna ha due facce: una passionale e una tremenda.
Perché scrive?
È sciocco pensare che per tutti i perché ci sia una risposta.
Chi vincerà lo Strega 2022?
Dicono tutti Desiati.
Piersanti ha 68 anni, è laureato in Filosofia ed è al suo 14esimo romanzo. Ha diretto una rivista di neurobiologia, soppesa ogni singola parola dei suoi romanzi con un’attenzione maniacale, ha fatto il ’77 bolognese, anche se la sera tra molotov e carri armati, sceglieva di leggere Proust.