Capitoli

  1. Commercianti, partite Iva, cassintegrati: chi sono i nuovi poveri del Covid, da Milano a Palermo. “L’urgenza non è più il cibo. Ora chiedono aiuto per affitti, bollette e computer per la Dad”
  2. Genova: "Paghiamo affitti, utenze, contributi e pc per la Dad"
  3. Torino: "Tanti esercenti in crisi. E famiglie che non possono più permettersi il dentista"
  4. Treviso: "In estate la quiete prima della tempesta"
  5. Roma: dai pacchi e buoni spesa al sostegno per ritrovare lavoro
  6. Palermo: "Per noi è la seconda ondata. Le attività chiuse chiedono aiuti"
  7. Napoli: "Difficile aiutare chi ha un affitto in nero o ha chiesto soldi a usura"
Onlus & Dintorni

Torino: "Tanti esercenti in crisi. E famiglie che non possono più permettersi il dentista" - 3/7

Un anno fa, con il lockdown, le Caritas diocesane sono state travolte dalle richieste di aiuti alimentari. Poi nei centri di ascolto di Milano, Genova, Torino, Treviso, Roma, Napoli e Palermo sono arrivate persone che mai avrebbero pensato di non farcela da sole: la classe media che con la pandemia è finita gambe all'aria. E le necessità sono cambiate. Così è un nato un welfare parallelo a quello statale che comprende progetti di riqualificazione professionale, tirocini, finanziamento di piccoli progetti di lavoro autonomo

Da Torino anche Pierluigi Dovis, direttore dell’ufficio diocesano Caritas, vede richieste senza precedenti di supporto relazionale e psicologico (“il consumo di calmanti da banco ha avuto un aumento esponenziale”). E ammette di essere “molto preoccupato per quel che succederà tra qualche mese, quando per evitare gli sfratti e coprire le spese delle famiglie rimaste senza lavoro serviranno davvero tante risorse. Già oggi, in alcune zone più periferiche, vedo che dopo la paura e lo sconforto stanno nascendo forme di insofferenza che potrebbero degenerare“. Un timore che non va sottovalutato, nei giorni delle proteste degli autonomi per i sostegni insufficienti. Anche a Torino i piccoli commercianti hanno dovuto rivolgersi alla Caritas insieme a “stagionali del turismo, della cultura e delle fiere. Esempi? Venditori di abiti da sposa e di abbigliamento sportivo, titolari di cartolibrerie e negozi di scarpe“. In parallelo le fragilità che precedevano il Covid si sono aggravate: “Ci sono più genitori separati, cassintegrati, anziani o famiglie con bambini che non riescono a sostenere le spese per il dentista o hanno interrotto le cure per malattie croniche”. Anche qui si pagano gli affitti – compresi quelli delle case popolari, “perché se la perdono poi escono dal circuito” – e in più una parte delle spese vive dei piccoli esercenti, non coperti dai sostegni statali. “Tanti ci dicono che se non riaprono entro l’estate non riapriranno più. Aiutarli a trovare un altro lavoro è difficile, cerchiamo almeno di evitare che intacchino i pochi risparmi che ancora hanno”.