Capitoli

  1. Commercianti, partite Iva, cassintegrati: chi sono i nuovi poveri del Covid, da Milano a Palermo. “L’urgenza non è più il cibo. Ora chiedono aiuto per affitti, bollette e computer per la Dad”
  2. Genova: "Paghiamo affitti, utenze, contributi e pc per la Dad"
  3. Torino: "Tanti esercenti in crisi. E famiglie che non possono più permettersi il dentista"
  4. Treviso: "In estate la quiete prima della tempesta"
  5. Roma: dai pacchi e buoni spesa al sostegno per ritrovare lavoro
  6. Palermo: "Per noi è la seconda ondata. Le attività chiuse chiedono aiuti"
  7. Napoli: "Difficile aiutare chi ha un affitto in nero o ha chiesto soldi a usura"
Onlus & Dintorni

Roma: dai pacchi e buoni spesa al sostegno per ritrovare lavoro - 5/7

Un anno fa, con il lockdown, le Caritas diocesane sono state travolte dalle richieste di aiuti alimentari. Poi nei centri di ascolto di Milano, Genova, Torino, Treviso, Roma, Napoli e Palermo sono arrivate persone che mai avrebbero pensato di non farcela da sole: la classe media che con la pandemia è finita gambe all'aria. E le necessità sono cambiate. Così è un nato un welfare parallelo a quello statale che comprende progetti di riqualificazione professionale, tirocini, finanziamento di piccoli progetti di lavoro autonomo

Nella Capitale lo scorso anno più di 7.400 persone si sono aggiunte alle 40mila già prese in carico dalle parrocchie, con un boom tra aprile e maggio. Qui l’intervento principale ha riguardato gli aiuti alimentari, attraverso pacchi alimentari e buoni spesa (nel 62% dei casi) o accesso agli empori della solidarietà (30%). Fortissimo l’aumento di richieste da parte della comunità filippina: oltre 1.200 persone in più a fronte delle circa 660 assistite stabilmente nel 2019, perché tanti lavoratori domestici e badanti che vivevano nelle case degli assistiti si sono trovati senza reddito e senza una sistemazione stabile. Ma in circa 600 casi è stato attivato anche il fondo anticrisi per la copertura di piccole spese domestiche, dagli affitti alle rate del condominio. A giugno, con una donazione di 1 milione di euro del Papa a cui Regione e Comune di Roma hanno aggiunto altrettanto, è stato creato un altro fondo (“Gesù divino lavoratore”) che fa il paio con il San Giuseppe della Caritas ambrosiana: l’obiettivo è non solo sostenere le famiglie con un contributo fino a 600 euro al mese, ma anche offrire orientamento e quando possibile attivare percorsi di tirocinio o sostegno a microprogetti lavorativi. Nonostante la fase complicata, in qualche caso la ricollocazione è già andata in porto, raccontano da Caritas Roma: alcuni lavoratori della ristorazione lasciati a casa alla scadenza del loro contratto hanno trovato impiego in una catena di panetterie.