Cinema

Rome Independent Film Festival tra Cinematti, cosplayer e treni. Prevale un unico sentimento: l’amore

In questo ultimo scampolo di tormentato 2020 si giocano al meglio le loro cartucce i festival che hanno deciso di andare online. È andata così per il Torino Film Festival e il Sulmona Film Festival, per citarne due, mentre la capitale ha risposto con il Roma Independent Film Festival, edizione XIX, quest’anno in scena dalla piattaforma MyMovies dal 27 novembre al 3 dicembre.

Proprio di questo festival mi è capitato si seguire una giornata di proiezioni dove ho trovato sul mio cammino questi 3 film, piuttosto assortiti, che hanno però in comune l’amore. Quindi che sia per l’anima gemella inseguita su un treno, per i personaggi dei propri videogiochi preferiti o per i film del cuore, facciamo un giro insieme dalle loro parti.

Commedia sentimentale ambientata su un treno, Time for love di Miguel J. Vèlez segue le vicende di un’umanità ferroviaria. Un ragazzo salito in carrozza per seguire una donna bellissima, una giovane bigliettaia dal cuore facile agli innamoramenti e un burbero capotreno sono i personaggi principali che vedranno rincorrersi, accendersi e mutare sentimenti inattesi proprio all’interno di una dimensione fatta di stretti corridoi e storie lievi.

Seppur polacco, ha un’atmosfera vagamente simile a quelle di Kaurismaki, infatti la messa in scena serba qualche spunto di surrealtà nella narrazione, ma a un certo punto propone anche una sequenza musicale che ricorda il Delicatessen di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro. Non emozioni da struggimento, ma carezze al cuore dello spettatore senza troppo impegno.

E se l’amore di una vita fosse per il cinema? Quello sul grande schermo che attraversa la storia, le mode e i pubblici di mezzo mondo? E magari anche quel giocattolone di Facebook. Cinematti, una storia folle è la fotografia di questo accorato gruppo di cinefili che su Facebook hanno creato la loro isola felice ad opera di Nicola Di Monte, il primo vero cinematto. Lui si divide tra il lavoro in un cinema milanese e l’attività di blogger sul Fatto Quotidiano, ma poi ha investito la sua esperienza umana e cinefila in questo gruppo arrivato a 85mila anime.

Girato da Giacomo R. Bartocci, il doc ci mette di fronte le tante facce, i retroscena, gli sviluppi umani (da qui sono nate sia coppie che bambini!) e poi ciò intorno al quale tutto ruota: il Grande Schermo. Quindi ognuno ha la sua sul film o l’attore preferito e il vociare allegro che emerge da quell’infinito rullo di post è sempre molto vitale e positivo. Si propone così la storia folle di questo doc. Una continua dichiarazione d’amore al cinema.

Molti dei Cinematti si potranno rivedere anche per pochissimi frame in questo film. A sorpresa, in un certo senso, anche il sottoscritto, vista un’inquadratura su un post dedicato all’Adriatic Film Festival, evento che organizzo e presento dalla sua nascita. Ma questa è un’altra storia. Cinematti, perennemente sospeso tra i film belli contro quelli brutti è un curioso doc perché girato dai Cinematti stessi. Una specie di diario di bordo, quindi ha il sapore sincero dell’album dei ricordi, ma non la noia di quello delle vacanze degli altri.

E se l’amore fosse più che per il cinema, per alcuni personaggi che lo punteggiano? L’ho presa larga, ma anche questo strano film intitolato Che fine hanno fatto i sogni? di Patrizia Fregonese de Filippo. Il fil rouge dovrebbe essere questa domanda cruciale. L’autrice risponde, o ce lo domanda, mostrandoci stralci di ’68 affiancati alla documentata ignoranza dei giovani intervistati oggi su quell’epoca e su lotte e conquiste socioculturali che l’hanno determinata.

Invece le testimonianze dell’archistar Massimiliano Fuksas e Liliana Cavani tra i volti illustri ripresi dalla Fregonese subiscono un vero e proprio svarione decontestualizzante perché dall’altra parte il fluire delle immagini sui giovani ci porta nel coloratissimo mondo dei cosplayer. Quei ragazzi che in nome di eroi di manga, anime, fumetti e personaggi fantasy vari, si travestono dilatando nel tempo quel che noi attempati tradizionalisti chiamavamo semplicemente Carnevale.

Quindi i sogni dei giovani per questa autrice verterebbero principalmente intorno al fenomeno del cosplaying? La presenza di un sociologo o di un antropologo culturale tra i professionisti interpellati avrebbe senz’altro offerto un collante più saldo per tutto il materiale raccolto, e nell’insieme piuttosto controverso, senza il quale l’opera resta di ampissime ambizioni ma di scarsi risultati.

In questa edizione del Riff però anche tanti corti, anche d’animazione e alcuni film sul macrotema Lgbqt, con la sezione Love & Pride Day. Poi ci sono puntate 0 di nuovi format come Il Giro dell’Horror di Paolo Gaudio e Luca Ruocco, e ovviamente tante anteprime internazionali di film da mezzo globo.

Non ho ancora visto tutto, anche se finisce il 4 questa kermesse online, ma il bello è che tutte le opere proposte saranno visibili sulla piattaforma MyMovies fino a sabato sera. Un’occasione ghiotta per sbirciare da casa cinema in prima visione, in un momento dove ogni desiderio di sala sembra pura carboneria.