Capitoli

  1. Stefano Cucchi, dieci anni dopo: dal muro di omertà e i depistaggi fino al racconto delle botte. Con l’Arma oggi finalmente parte civile
  2. Tutte le tappe del caso Cucchi: l'arresto
  3. I processi a medici e agenti penitenziari
  4. L'indagine sul pestaggio
  5. Parla Casamassima: cinque a processo
  6. Il supertestimone: "Così i miei colleghi lo pestarono"
  7. Il depistaggio del caso Cucchi
Giustizia & Impunità

I processi a medici e agenti penitenziari - 3/7

Il 22 ottobre del 2009 moriva all'ospedale Pertini il 31enne romano. Da allora otto processi, nove se si conta quello che deve ancora cominciare, non sono bastati per scrivere nero su bianco cosa ha causato il decesso del giovane. Almeno fino al racconto del militare Francesco Tedesco, testimone oculare delle botte a Stefano. Oggi - con il processo per il pestaggio che sta per finire e quello dei depistaggi che deve ancora iniziare - anche l'Arma ha deciso di considerarsi come parte offesa

25 gennaio 2011: il processo ai medici – Comincia il processo per sei medici e tre infermieri del Pertini. A giudizio anche tre guardie carcerarie. I medici sono accusati di falso ideologico, abuso d’ufficio, abbandono di persona incapace, favoreggiamento, omissione di referto. Alle guardie carcerarie vengono contestate le lesioni aggravate e l’abuso di autorità.

5 giugno 2013: le prime condanne – Cinque medici del Pertini vengono condannati per omicidio colposo e falso ideologico a pene comprese tra gli otto mesi e i due anni. Assolti gli infermieri e le guardie carcerarie.

3 settembre 2013: “Morto di malnutrizione” – La sindrome da inanizione, “è l’unica in grado di fornire una spiegazione dell’elemento più appariscente e singolare del caso in esame e cioè l’impressionante dimagrimento cui è andato incontro Cucchi nel corso del suo ricovero”. Lo scrivono i giudici della corte d’Assise nella motivazioni delle condanne dei medici.

31 ottobre 2014: le assoluzioni – Alla fine del processo d’appello vengono assolti tutti gli imputati. Il presidente della corte scrive che si tratta di “un’assoluzione per assenza di prove” sottolineando però che “non c’erano elementi sufficienti per ritenere gli imputati colpevoli di un reato, che però c’è stato”. Nelle motivazioni la corte d’Appello spiega che c’è bisogno di nuove indagini e invia le carte in procura.