Capitoli

  1. Economia circolare in 5 punti: il rifiuto diventa risorsa e si riduce lo spreco. “Ecco cosa deve fare l’Italia per mantenere il primato europeo”
  2. Produzione: meno materia ed energia
  3. Consumo: ruolo dei cittadini e sharing
  4. Gestione rifiuti: metro della circolarità
  5. Le materie seconde e l'End of Waste
  6. Innovazione: motore della transizione
Ambiente & Veleni

Le materie seconde e l'End of Waste - 5/6

La circolarità è stata citata nel discorso del premier Conte nel giorno della fiducia ed è inserita nel programma di governo. Ma cosa significa? Nel sistema economico lineare alla fine del ciclo, il prodotto diventa rifiuto. Questo concetto viene ribaltato tramite un percorso che parte dalla produzione, passa per i comportamenti dei consumatori, ha il suo compimento nella gestione dei rifiuti e delle materie prime seconde, e ha il suo motore nell'innovazione. L’Italia viene collocata al primo posto tra le 5 grandi economie del continente: "Ma ora serve una governance"

Le materie prime seconde sono i materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti, oppure dall’insieme dei residui di lavorazione delle materie prime. È il momento in cui il rifiuto, invece che terminare il proprio ciclo di vita – come succede nell’economia circolare – viene reintrodotto all’inizio della catena produttiva. L’uso di materie prime secondarie, spiega il rapporto sull’economia circolare, può aiutare a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, ridurre l’utilizzo di risorse naturali e di conseguenze l’impatto sull’ambiente. Il ricorso a materie secondo rispetto alle materie prime può contribuire alla circolarità non solo di un’economia nazionale, ma anche a livello europeo, per esempio. Le materie seconde infatti possono essere importate ed esportate, esattamente come avviene per le materie prime.

Nel settore delle materie seconde – quindi proprio nel riutilizzo di sfridi di lavorazione e rifiuti – l’Italia si colloca al terzo posto, dietro Francia e Regno Unito. I dati raccolti nel rapporto sull’economia circolare mostrano infatti che il sistema produttivo italiano è capace di valorizzare il materiale riciclato e che quindi ne esiste una domanda. Ma, allo stesso tempo, non siamo in grado di soddisfare questa domanda mediante una maggiore valorizzazione dei rifiuti sul nostro territorio.

Dal punto di vista normativo, una delle maggiori criticità ad oggi è rappresentata dalla normativa sulla cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste), ovvero il processo di recupero al termine del quale un rifiuto non viene più definito tale, ma diventa appunto materia prima seconda da poter mettere in commercio. Riguarda materiali come il polverino da pneumatici, il pastello di piombo, le plastiche miste, la carta da macero, il pulper (scarto dell’industria cartaria), ma anche il vetro sanitario, la vetroresina, i rifiuti da spazzamento stradale, gli oli alimentari esausti, le ceneri da altoforno, i materiali tessili e i residui da acciaieria. Nella legge di conversione del decreto Sblocca cantieri approvata dal Senato a luglio, per regolare l’End of Waste ci si rifà al decreto ministeriale del 5 febbraio 1998. Che però non è mai stato aggiornato. Il governo nei giorni scorsi ha annunciato un emendamento al decreto sulle crisi aziendali che per il rilascio delle autorizzazioni rimanda direttamente alla direttiva europea 98/2008. Nella relazione che accompagna l’emendamento a prima firma Moronese si sottolinea come “nel contesto dell’economia circolare, l’istituto dell’End of Waste deve trovare massima diffusione in quanto rappresenta una misura concreta per realizzare ‘una società del riciclo e recupero'”. Secondo Unicircular però il meccanismo autorizzativo previsto sarà “particolarmente lungo e complesso”.