Capitoli

  1. Economia circolare in 5 punti: il rifiuto diventa risorsa e si riduce lo spreco. “Ecco cosa deve fare l’Italia per mantenere il primato europeo”
  2. Produzione: meno materia ed energia
  3. Consumo: ruolo dei cittadini e sharing
  4. Gestione rifiuti: metro della circolarità
  5. Le materie seconde e l'End of Waste
  6. Innovazione: motore della transizione
Ambiente & Veleni

Gestione rifiuti: metro della circolarità - 4/6

La circolarità è stata citata nel discorso del premier Conte nel giorno della fiducia ed è inserita nel programma di governo. Ma cosa significa? Nel sistema economico lineare alla fine del ciclo, il prodotto diventa rifiuto. Questo concetto viene ribaltato tramite un percorso che parte dalla produzione, passa per i comportamenti dei consumatori, ha il suo compimento nella gestione dei rifiuti e delle materie prime seconde, e ha il suo motore nell'innovazione. L’Italia viene collocata al primo posto tra le 5 grandi economie del continente: "Ma ora serve una governance"

La gestione dei rifiuti è il metro per misurare il funzionamento di un’economia circolare. Il primo obiettivo è produrne di meno e meno pericolosi. È la parte legata alla prevenzione, che dipende in gran parte da una maggiore efficacia dei processi di produzione e da una maggiore consapevolezza del consumatore sulle possibilità per allungare il ciclo di vita di un prodotto (gli aspetti analizzati nelle precedenti schede). Per misurare quanto si è vicini a questo obiettivo, un indicatore è quello che misura la quantità di rifiuti urbani prodotti per numero di abitanti. Si tratta dei rifiuti generati dalle famiglie, dalle attività commerciali, dagli uffici e dalle istituzioni pubbliche. L’Italia, spiega il rapporto sull’economia circolare in Italia del 2019, ha valori storicamente in linea o leggermente superiori alla media Ue.

Il secondo obiettivo in una gestione dei rifiuti circolare riguarda il loro riutilizzo o il riciclaggio dei materiali che lo compongono. Se non è possibile, il passaggio successivo è il recupero di alcune parti, anche se per scopi diversi da quello originale. L’altra opzione può essere la conversione in energia termica o elettrica. Tutto questo serve a ridurre al minimo la parte di rifiuti destinata allo smaltimento. Nel dicembre 2015 la Commissione europea ha presentato un piano d’azione sull’economia circolare adottato nel maggio 2018: tra gli obiettivi ci sono il 65% di riciclaggio dei rifiuti urbani entro il 2035, il 70% per il riciclaggio dei rifiuti d’imballaggio entro il 2030, la riduzione del collocamento in discarica a un massimo del 10% dei rifiuti urbani entro il 2035 e l’obbligo di raccolta differenziata per i rifiuti organici entro il 2023 e per i rifiuti tessili e i rifiuti domestici pericolosi entro il 2025.

La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani fornisce un significativo indice riguardo la capacità di un sistema di consumo e di produzione di convertire in una nuova risorsa i rifiuti generati dai consumatori. L’Italia è migliorata nell’ultimo decennio, raggiungendo nel 2016 il livello medio dell’Ue, come racconta il rapporto sull’economia circolare in Italia, ma resta ancora indietro rispetto ai livelli già oltre il 60% raggiunti in Germania. Se si considerano invece tutti i rifiuti, il tasso di riciclaggio italiano è stato finora superiore alla media Ue e a quello dei grandi Paesi europei.