Capitoli

  1. Province, dalla riforma Rattazzi a quella di Renzi: storia dell’ente simbolo della casta. Che nessuno riesce ad abolire
  2. Il nemico delle province: nel M5s espulso chi si candida
  3. Rattazzi, il padre dell'ente più anziano d'Italia
  4. La Malfa, il primo nemico dello spreco
  5. Le province sono poche: ecco quelle doppie e triple
  6. Quando anche B. voleva ucciderle. A parole
  7. Renzi, Delrio e la riforma a metà
  8. Dal Friuli alla Sicilia: il caos nelle regioni
Costi della politica

Le province sono poche: ecco quelle doppie e triple - 5/8

Breve storia dell'ente diventato simbolo dei carrozzoni inutili. Dalla creazione ai tempi del Regno Sabaudo al referendum fallito del governo di centrosinistra. In mezzo le contestazioni di La Malfa - il primo a definirne i costi come "inutili" - e la nascita degli enti tripli come Barletta-Andria-Trani. E anche Berlusconi un tempo promise di abolirle, incalzato dagli elettori che avevano letto La Casta, nel senso del libro. Era una bugia: Forza Italia affossò la legge che eliminava gli enti inutili

Il dibattito si riaccese alla fine degli anni ’80. In Parlamento si discuteva del nuovo ordinamento delle autonomie locali. Qualcuno ipotizzò di abolire quell’ente piazzato a metà tra comuni e regioni. Ma quella era pur sempre la Prima Repubblica: ad essere abolito fu il limite minimo di abitanti per creare una provincia. Era fissato a 200mila cittadini: venne rimosso per far nascere nuove province di tutti i tipi. Come Vibo Valentia, Rimini, Lodi. Poi fu la volta di quelle doppie come Forlì-Cesena, Pesaro-Urbino, Massa-Carrara, Carbonia-Iglesias. Più esilarante il caso di quelle a tre facce: Barletta-Andria-Trani, tre capoluoghi per una sola provincia, o Verbano-Cusio-Ossola, con capoluogo Verbania ma nome triplo per non scontentare nessuno. Identico escamotage in Sardegna per la provincia del Medio Campidano, poi diventata del Sud Sardegna, sintesi tra le città di Sanluri e Villacidro. Nuovi enti, nuove prefetture, nuove archivi doppi e tripli: una mancia per i politici locali che facevano bella figura coi loro collegi elettorali.