Capitoli

  1. Province, dalla riforma Rattazzi a quella di Renzi: storia dell’ente simbolo della casta. Che nessuno riesce ad abolire
  2. Il nemico delle province: nel M5s espulso chi si candida
  3. Rattazzi, il padre dell'ente più anziano d'Italia
  4. La Malfa, il primo nemico dello spreco
  5. Le province sono poche: ecco quelle doppie e triple
  6. Quando anche B. voleva ucciderle. A parole
  7. Renzi, Delrio e la riforma a metà
  8. Dal Friuli alla Sicilia: il caos nelle regioni
Costi della politica

Rattazzi, il padre dell'ente più anziano d'Italia - 3/8

Breve storia dell'ente diventato simbolo dei carrozzoni inutili. Dalla creazione ai tempi del Regno Sabaudo al referendum fallito del governo di centrosinistra. In mezzo le contestazioni di La Malfa - il primo a definirne i costi come "inutili" - e la nascita degli enti tripli come Barletta-Andria-Trani. E anche Berlusconi un tempo promise di abolirle, incalzato dagli elettori che avevano letto La Casta, nel senso del libro. Era una bugia: Forza Italia affossò la legge che eliminava gli enti inutili

Il padre delle province – anche se forse sarebbe il caso di parlare di nonno – fu Urbano Rattazzi. Correva l’anno 1859 e l’Italia non esisteva ancora. Il regno di Sardegna aveva appena annesso alcune parti delle Lombardia e Rattazzi – allora ministro dell’Interno del governo La Marmora – ne approfittò per ridisegnare l’architettura amministrativa sabauda dividendo lo Stato in province, circondari, mandamenti e comuni. Non un’idea originalissima: Rattazzi voleva creare uno Stato molto centralizzato e quindì copiò il sistema usato dalla Francia. D’altra parte in Italia l’idea di circondario provinciale esisteva già nel Medioevo dei comuni. Quello schema ai Savoia piacque: venne dunque esteso anche all’Italia unita. Poi nel 1948 le province finirono nella neonata Costituzione repubblicana all’articolo 114. Nessuno, all’epoca, si sognava di eliminarle.