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Assad: “Attacchi uniranno la Siria”. Putin: “Nuovi raid? Relazioni internazionali nel caos”. E Usa minaccia altre sanzioni

Una delegazione di politici del Cremlino ha incontrato il dittatore di Damasco, che ha parlato di un campagna di menzogne al Consiglio di Sicurezza contro il suo paese e la Russia. La risposta di Washington: "Nuove misure contro Mosca e non ritireremo le nostre truppe". Al via investigazione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche su quanto accaduto il 7 aprile nella Ghouta

Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno deciso di attaccare la Siria nella notte fra venerdì e sabato. Ma per Bashar Al-Assad i missili occidentali non avranno altro effetto che “unire il Paese” sotto la sua leadership. Una dichiarazione riferita dal parlamentare russo Dmitry Sablin, che ha incontrato il presidente siriano oggi a Damasco insieme a una delegazione di politici del Cremlino. Tutti hanno condannato i raid sulla Siria come violazione delle convenzioni internazionali, sottolineando l’appoggio russo a Damasco, e hanno descritto Assad come assolutamente “positivo e di buon umore”. Per il dittatore siriano, inoltre, al raid si è associata una campagna di menzogne al Consiglio di Sicurezza contro la Siria e la Russia. “Questo dimostra che entrambi i Paesi stanno combattendo una battaglia non solo contro il terrorismo, ma anche a difesa del diritto internazionale che si basa sul rispetto per la sovranità degli stati e della volontà dei loro popoli”. E nuovi attacchi contro la Siria, ha detto Putin in una telefonata al premier iraniano Rohani, portati “avanti in violazione della Carta delle Nazioni Unite” provocherebbero “inevitabilmente il caos nelle relazioni internazionali”.

Ma da New York arriva la risposta dell”ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley. L’amministrazione Trump è pronta a colpire Mosca con nuove sanzioni e gli Stati Uniti non ritireranno le truppe dalla Siria fino a quando non raggiungeranno i loro obiettivi. Intervistata da Fox, Haley ha accusato la Russia di alimentare le tensioni e “arriveranno nuove sanzioni – ha detto – il segretario al tesoro Mnuchin le annuncerà probabilmente lunedì e colpiranno direttamente quelle società che hanno a che fare con la fornitura di equipaggiamenti ed attrezzature legate all’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad”. Il nostro obiettivo – ha concluso – “è vedere le truppe americane tornare a casa, ma non ce ne andremo fino a quando non sapremo di aver raggiunto i nostri scopi”, ha precisato. Le sanzioni “non hanno alcun collegamento con la realtà“, ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Macron: “Intervento legittimo” – “Siamo intervenuti in modo legittimo nel quadro multilaterale”, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, durante l’intervista in diretta su BFM-TV, rispondendo a una domanda sull’attacco in Siria. “In Siria – ha detto – conduciamo una guerra contro i gruppi terroristi islamici che hanno colpito il nostro paese, nel quadro di una coalizione internazionale”. Poi, ha aggiunto, “c’è una risoluzione del settembre 2013 che prevede l’uso della forza se non è rispettato il divieto di usare armi chimiche”.

Le indagini su Douma – Intanto, dopo le presunte prove dell’attacco chimico a Douma ventilate da Francia e Stati Uniti, una squadra internazionale di esperti dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che ha sede all’Aja) è arrivata a Damasco per verificare se le ipotesi dell’Occidente possano trovare riscontri. Parlando all’agenzia Afp, il vice-ministro siriano per gli Esteri, Ayman Soussane, ha detto che “è previsto che la squadra si diriga oggi a Douma, per iniziare il suo lavoro. Lasceremo alla squadra di fare il suo lavoro in maniera professionale, obiettiva e imparziale, lontano da qualunque tipo di pressione”, ha proseguito il vice-ministro, secondo cui i risultati dell’indagine mostreranno che “le accuse sono menzognere”. Teatro delle indagini sarà la cittadina della regione della Ghouta orientale, alle porte della capitale siriana. L’area, secondo quanto ha fatto sapere ieri il regime di Damasco, è stata “ripulita” da tutti i ribelli.

Le mosse al Palazzo di Vetro – Sul fronte delle Nazioni Unite verrà analizzata a partire da lunedì la nuova bozza di risoluzione sulla Siria presentata al Consiglio di Sicurezza da Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna e promossa da Parigi in cui si chiede la fine irreversibile del programma di armi chimiche del regime siriano. Londra e Washington appoggiano il testo, nel quale si chiede tra l’altro un’inchiesta indipendente sull’attacco con armi chimiche che ha spinto i tre paesi sostenitori della risoluzione a far scattare i raid contro Damasco. Per l’ambasciatore francese alle Nazioni Unite, Francois Delattre, il programma di armi chimiche della Siria deve essere smantellato in modo “verificabile ed irreversibile”. Nella bozza di risoluzione si chiede anche che vengano consegnati, senza ostacoli, una serie aiuti umanitari per la popolazione civile. Damasco, sempre secondo il testo, deve impegnarsi in negoziati di pace a guida Onu.

Trump: “Attacco perfetto” – E a ribadire la bontà dell’attacco nella notte di venerdì è il presidente Usa Donald Trump, che su Twitter reagisce ai commenti ironici dei media sull’espressione ‘missione compiuta’ che ha usato al termine del raid in Siria. “È stato compiuto in modo così perfetto, con tale precisione, che l’unico modo in cui i mezzi di informazione che diffondono notizie false potevano sminuirlo è stato con il mio uso del termine ‘missione compiuta’. Sapevo che si sarebbero aggrappati a questo, ma sentivo la portata di questo termine militare, un termine che dovrebbe tornare in auge. Usatelo spesso!”.

Esercitazioni di Usa e Giordania – Dato il timore dell’uso di armi chimiche da parte di Assad, Stati Uniti e Giordania hanno avviato Eager Lion, un’esercitazione militare congiunta di dodici giorni incentrata sulla sicurezza alle frontiere e l’antiterrorismo e dove per prima volta verrà simulato un incidente chimico. Il generale Jon Mott, capo delle esercitazioni e dell’addestramento dello Us Central Command, ha spiegato ai giornalisti che un team risponderà ad un incidente chimico simulato. “È una minaccia fin troppo reale, come abbiamo visto di recente in Siria”, ha detto. L’esercitazione annuale in Giordania, la più imponente tra quelle organizzate dagli Usa nella regione, coinvolge oltre settemila militari, la metà americani.