...e pensioni ridotte fino al 21% rispetto a quanto previsto ora - 6/6
Sia il centrodestra (nonostante i dubbi di Berlusconi) sia l'M5s propongono di smantellare la riforma del 2011 e permettere a tutti di lasciare il lavoro dopo 41 anni. Ma già oggi ci sono 38 over 65 ogni 100 cittadini in età da lavoro e nel 2050 saranno 70. Così senza adeguamento dell'età di uscita all'aspettativa di vita sarebbero a rischio i conti pubblici e l'importo delle prestazioni calerebbe fino a meno del 50% dell'ultimo stipendio
L’altro aspetto riguarda i redditi dei pensionati. In base alle simulazioni dell’Ispettorato generale per la spesa sociale il risultato sarebbe “un abbattimento crescente nel tempo dei tassi di sostituzione fino a raggiungere, alla fine del periodo di previsione (2070, ndr), 12,8 punti percentuali per un lavoratore dipendente e 10 punti percentuali per un lavoratore autonomo, con conseguente peggioramento anche dell’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche”. Il tasso di sostituzione lordo, che oggi per i dipendenti privati in pensione di vecchiaia è del 71%, scenderebbe in base alle simulazioni della Ragioneria al 67% nel 2030, al 53% nel 2040 e crollerebbe sotto il 50% dal 2060. Vale a dire che chi ha un salario lordo di 1500 euro al mese ne riceverebbe dall’Inps 795 se andasse in pensione tra 20 anni e meno di 750 se avesse iniziato a lavorare da poco e contasse quindi di mettersi a riposo tra quarant’anni. Con le norme attuali l’assegno sarebbe invece, rispettivamente, di 894 e di 910,5 euro. Con la “quota 41” proposta da Lega e M5S, gli importi risulterebbero quindi ridotti di più del 12% per chi va in pensione del 2040, di oltre il 21% per chi lascia il lavoro nel 2060. I sessantenni potrebbero sì “fare i nonni, girare e spendere“, come auspica Salvini, ma al netto di un’eventuale pensione integrativa di soldi in tasca ne avrebbero pochi. “Mi stupirei se la proposta non contenesse anche qualche correttivo per evitare la perdita di reddito per i pensionati, altrimenti non sarebbe di grande vantaggio per i futuri pensionandi/elettori”, commenta Massimo Bordignon, docente di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Milano.