Capitoli

  1. Pensioni, con l’abolizione della Fornero assegni Inps più bassi fino al 20% e maggiori spese per 20 miliardi l’anno
  2. Nel 2050 quasi 18 milioni di pensionati e solo 21,6 milioni di lavoratori
  3. Tra 1995 e 2009 sei riforme per assicurare la sostenibilità
  4. La Fornero, le salvaguardie per gli esodati e i nuovi anticipi pensionistici
  5. Eliminando l'adeguamento alla speranza di vita buco di 20 miliardi l'anno...
  6. ...e pensioni ridotte fino al 21% rispetto a quanto previsto ora
Economia

Tra 1995 e 2009 sei riforme per assicurare la sostenibilità - 3/6

Sia il centrodestra (nonostante i dubbi di Berlusconi) sia l'M5s propongono di smantellare la riforma del 2011 e permettere a tutti di lasciare il lavoro dopo 41 anni. Ma già oggi ci sono 38 over 65 ogni 100 cittadini in età da lavoro e nel 2050 saranno 70. Così senza adeguamento dell'età di uscita all'aspettativa di vita sarebbero a rischio i conti pubblici e l'importo delle prestazioni calerebbe fino a meno del 50% dell'ultimo stipendio

In vista di questa evoluzione verso un Paese di anziani, già a partire dagli anni ’90 il sistema pensionistico pubblico è stato radicalmente ripensato: nel 1992 il governo Amato ha alzato di 5 anni l’età pensionabile (a 65 per gli uomini e 60 per le donne) e portato da 15 a 20 anni la contribuzione minima per l’assegno di anzianità, oltre a costituire un sistema di previdenza complementare. Nel 1995 la riforma Dini ha introdotto il metodo contributivo, cioè il calcolo della pensione sulla base dei contributi versati e non dell’ultima retribuzione. Nel 1997 Prodi ha inasprito i requisiti per la pensione di anzianità (quella che si poteva chiedere dopo aver totalizzato 20 anni di contributi) e tra 2004 e 2005 il governo Berlusconi ha stabilito che già dal 2008 sarebbero stati necessari almeno 35 anni di contribuzione e 60 di età per lasciare il lavoro. Nel dicembre 2007 il secondo governo Prodi (all’Economia c’era Tommaso Padoa Schioppa) ha eliminato lo “scalone”, cioè appunto l’innalzamento da 57 a 60 anni dell’età anagrafica richiesta, introducendo un sistema di quote costituite dalla somma di età e anni lavorati. Nell’agosto 2009 il governo Berlusconi ha deciso che dal 2015 l’età di pensionamento avrebbe dovuto essere periodicamente adeguata all’incremento dell’aspettativa di vita.