Capitoli

  1. Renzi e Marchionne, l’amore ai tempi del potere: l’idillio filogovernativo è durato quanto il consenso dell’ex premier
  2. 2012, L'AMORE INIZIA CON UNA LITE
  3. 2013, LA PACE CON VUOTO A RENDERE
  4. 2014, RENZI AL POTERE E L'AMICO SERGIO
  5. 2015, LA LUNA DI MIELE
  6. 2016, L'ANNO DELLA PROVA D'AMORE
  7. 2017, LE URNE SEPARANO QUELLO CHE PALAZZO CHIGI AVEVA UNITO
Elezioni Politiche 2018

2016, L'ANNO DELLA PROVA D'AMORE - 6/7

Nel 2012 litigano furiosamente, poi fanno la pace e diventano l'uno sponsor dell'altro anche sugli scenari internazionali per almeno tre anni, ovvero fino alla vittoria del No a referendum costituzionale. È l'inizio della fine, che diventa ufficiale con le parole dell'amministratore delegato, ma che si era già consumata nei mesi scorsi: decisivi i sondaggi negativi e il vento cambiato intorno all'ex Rottamatore

Il 2016 è l’anno del referendum costituzionale. Marchionne inizia a parlare come Renzi: “È importante togliersi quelli che il premier chiama i gufi, coloro che criticano Fca e mettono in dubbio la possibilità di raggiungere gli obiettivi del 2018″(11 gennaio). Dopo altre smancerie e con la prova del nove del referendum che si avvicina, Marchionne decide di gettare la maschera: “In Italia voterei Renzi” dice il 17 marzo, con il premier che il 2 aprile sottolinea come “ha fatto più Marchionne che certi sindacalisti”. Il 5 aprile, infine, si presenta all’incontro di Angela Merkel con una evidente spilletta dell’Alfa Romeo appuntata al petto. Sergio e Matteo, l’uno sponsor dell’altro e viceversa. A fine agosto (28), poi, l’endorsement definitivo: Marchionne fa sapere che voterà sì al referendum costituzionale. Renzi gongola e si prepara all’appuntamento più importante della sua carriera politica. Lui contro il fronte del No, che non esita a descrivere “accozzaglia“. Se vince impera, se perde va a casa. Il 24 novembre, a 10 giorni dal voto, Marchionne fa un ultimo appello: “Abbiamo confuso Renzi con la riforma“, invece “è un altro discorso“, dice. “Spero fortemente che ci sia un voto positivo” perché “la riforma non è perfetta ma qualcosa va fatto. Poi si può sempre migliorare. È il momento di sostenere il nostro primo ministro“.