Capitoli

  1. Renzi e Marchionne, l’amore ai tempi del potere: l’idillio filogovernativo è durato quanto il consenso dell’ex premier
  2. 2012, L'AMORE INIZIA CON UNA LITE
  3. 2013, LA PACE CON VUOTO A RENDERE
  4. 2014, RENZI AL POTERE E L'AMICO SERGIO
  5. 2015, LA LUNA DI MIELE
  6. 2016, L'ANNO DELLA PROVA D'AMORE
  7. 2017, LE URNE SEPARANO QUELLO CHE PALAZZO CHIGI AVEVA UNITO
Elezioni Politiche 2018

2012, L'AMORE INIZIA CON UNA LITE - 2/7

Nel 2012 litigano furiosamente, poi fanno la pace e diventano l'uno sponsor dell'altro anche sugli scenari internazionali per almeno tre anni, ovvero fino alla vittoria del No a referendum costituzionale. È l'inizio della fine, che diventa ufficiale con le parole dell'amministratore delegato, ma che si era già consumata nei mesi scorsi: decisivi i sondaggi negativi e il vento cambiato intorno all'ex Rottamatore

Fino a qualche mese fa, tuttavia, il rapporto tra i due assomigliava a quello che ci può essere tra lo sportivo di grido e la sua wag: sostegno incondizionato, seppur con vuoto a rendere. Insieme nelle occasioni ufficiali, l’uno a tirar la volata all’altro. Erano i tempi del Renzi rampante, del Renzi presidente del Consiglio, del Renzi riformista. E del Marchionne suo main sponsor. La loro storia d’amore, tuttavia, è iniziata con una lite furibonda. 24 settembre 2012, l’allora sindaco di Firenze ha appena annunciato la candidatura alle primarie del centrosinistra contro Bersani, Tabacci e Vendola. Ospite a Porta a Porta, non le manda a dire: “Marchionne ha raccontato balle agli italiani dicendo ‘votate sì al referendum e poi investo 20 miliardi”’. Il riferimento era la consultazione di Pomigliano d’Arco per Fabbrica Italia. La risposta del manager italo-canadese non si fa attendere. Ed è lontanissima dallo stile detroiter dell’ad Fca. Che il 10 ottobre da Bruxelles, a margine di una tavola rotonda sulla mobilità con alcuni studenti universitari, dice: “Renzi pensa di essere come Obama ma ha ancora molta strada da fare”, è una ”brutta copia” che per di più è solo il ”sindaco di una città piccola e povera”. Apriti cielo. Contro il manager italo-canadese si schiera tutto il centrosinistra italiano, il web e ovviamente lo stesso Matteo Renzi: “Si sciacqui la bocca prima di parlare di Firenze” attacca a distanza di qualche ora, mettendoci il carico il giorno seguente da Arezzo con l’indimenticabile “noi abbiamo fatto il Rinascimento, lui solo la Duna“.