Capitoli

  1. Grandi aziende in crisi, dall’acciaieria di Piombino all’ex Irisbus: le fabbriche date per risorte da Renzi sono in bilico
  2. Il flop di Piombino: crisi senza fine
  3. I nodi dell'Ilva dagli esuberi alle bonifiche
  4. Ex Firema: da gennaio 65 operai senza ammortizzatori sociali
  5. Ex Irisbus, Renzi esulta. Ma ad oggi lavorano solo 70 operai (su 293)
  6. "Mancanza di politica industriale"
Lobby

"Mancanza di politica industriale" - 6/6

"Un'acquisizione strategica", festeggiava l'allora presidente del Consiglio nel dicembre 2014. Ma tre anni dopo, il futuro del siderurgico toscano è ancora in bilico: 2mila addetti in cassa integrazione. Un problema che conoscono bene anche negli stabilimenti Ilva, ex Firema ed ex Irisbus. Ogni volta la stessa storia: subito dopo la firma il segretario Pd esultava dando tutto per risolto. Eppure ancora oggi la vera ripartenza è un miraggio

“Quando Renzi poteva svolgere un ruolo immediato e incisivo, come presidente del Consiglio, non solo non è mai andato in stabilimento ma nel tormentato processo ancora in corso di reindustrializzazione, abbiamo chiesto un incontro a Palazzo Chigi a cui non è giunta risposta – spiega De Palma – Quando poteva dare un indirizzo di politica industriale come presidente del Consiglio non lo ha fatto nonostante i lavoratori degli stabilimenti di Bologna e Flumeri avessero ottenuto un voto trasversale del Parlamento per rilanciare il cambio del parco autobus, garantendo ai cittadini mezzi eco e sicuri, ed il rilancio della produzione e della sua filiera”. Forse in quest’ottica vanno lette anche le dichiarazioni dell’ad di Industria Italiana Autobus, Stefano Del Rosso. Durante la visita di Renzi ha puntualizzato che “la fabbrica lavora, anche se a stento” sottolineando però che uno stabilimento “non si sostiene con programmi mensili”. Poi è entrato nel merito: “È l’essere europeisti che salvaguarda il “made” della propria nazione. Insieme si diventa Europa. Se invece si ribalta il concetto e si fa dell’Italia una terra di conquista non va bene – ha spiegato – L’Irisbus resta italiana, ma bisogna operare nel proprio territorio. Lo fanno anche Germania e Polonia, lo deve fare anche l’Italia. Proteggendo il made in Italy, cresce la qualità”. La differenza tra idea e azione, tra il rilancio di un tweet e il definitivo rilancio di un’azienda, è tutta qui.