Capitoli

  1. Grandi aziende in crisi, dall’acciaieria di Piombino all’ex Irisbus: le fabbriche date per risorte da Renzi sono in bilico
  2. Il flop di Piombino: crisi senza fine
  3. I nodi dell'Ilva dagli esuberi alle bonifiche
  4. Ex Firema: da gennaio 65 operai senza ammortizzatori sociali
  5. Ex Irisbus, Renzi esulta. Ma ad oggi lavorano solo 70 operai (su 293)
  6. "Mancanza di politica industriale"
Lobby

Il flop di Piombino: crisi senza fine - 2/6

"Un'acquisizione strategica", festeggiava l'allora presidente del Consiglio nel dicembre 2014. Ma tre anni dopo, il futuro del siderurgico toscano è ancora in bilico: 2mila addetti in cassa integrazione. Un problema che conoscono bene anche negli stabilimenti Ilva, ex Firema ed ex Irisbus. Ogni volta la stessa storia: subito dopo la firma il segretario Pd esultava dando tutto per risolto. Eppure ancora oggi la vera ripartenza è un miraggio

Le acciaierie toscane sono la storia simbolo attraverso la quale comprendere la differenza tra ‘annunciare’ e ‘risolvere’. Il 9 dicembre 2014 l’attuale segretario del Pd parlava da presidente del Consiglio: “È un’acquisizione strategica. Piombino è un pezzo di futuro dell’Italia”. Il salvataggio del siderurgico raggiunto quel giorno finiva nel calderone degli altri grandi successi: autoriciclaggio, Terni, Ilva, la nomina di Guerra e il Jobs Act. “Tutto in una settimana”, riassumeva Renzi. Alla brevità del tweet, è seguita una prova dei fatti lunga tre anni: i sindacati hanno incontrato il ministro Carlo Calenda per capire quali sono le intenzioni dell’acquirente Aferpi, controllata dalla Cevital dell’algerino Isaad Rebrab. L’allontanamento dell’ormai ex ‘cavaliere bianco’ è sempre più probabile. Oggi l’ex Lucchini è ancora ferma, gli investimenti latitano e gli operai si barcamenano tra solidarietà e cassa integrazione. Venerdì 27 ottobre si sono arrampicati sul tetto srotolando uno striscione eloquente: “Aferpi inadempiente. Governo compiacente?”. I termini imposti per la ripartenza sono infatti scaduti a giugno. Il commissario straordinario Nardi ha firmato un addendum dando altri tre mesi per riavviare i lavori e trovare un partner strategico. La proroga scade oggi e soluzioni non se ne vedono: Cevital cederebbe anche il passo, ma vuole monetizzare. Il prezzo però non attira nessuno, nemmeno l’indiana Jindal alla quale il governo preferì Cevital e che è da tempo alla ricerca di un cavallo di troia per entrare nel mercato europeo dell’acciaio. “Il tempo passa e Piombino attende risposte non più rinviabili”, hanno detto i leader sindacali. Calenda pare pronto a risolvere il contratto con Rebrab: il “pezzo di futuro dell’Italia” è ancora in bilico.