Capitoli

  1. Grandi aziende in crisi, dall’acciaieria di Piombino all’ex Irisbus: le fabbriche date per risorte da Renzi sono in bilico
  2. Il flop di Piombino: crisi senza fine
  3. I nodi dell'Ilva dagli esuberi alle bonifiche
  4. Ex Firema: da gennaio 65 operai senza ammortizzatori sociali
  5. Ex Irisbus, Renzi esulta. Ma ad oggi lavorano solo 70 operai (su 293)
  6. "Mancanza di politica industriale"
Lobby

Ex Firema: da gennaio 65 operai senza ammortizzatori sociali - 4/6

"Un'acquisizione strategica", festeggiava l'allora presidente del Consiglio nel dicembre 2014. Ma tre anni dopo, il futuro del siderurgico toscano è ancora in bilico: 2mila addetti in cassa integrazione. Un problema che conoscono bene anche negli stabilimenti Ilva, ex Firema ed ex Irisbus. Ogni volta la stessa storia: subito dopo la firma il segretario Pd esultava dando tutto per risolto. Eppure ancora oggi la vera ripartenza è un miraggio

Una manciata di chilometri più a nord, in provincia di Potenza, Renzi ha evitato invece di fare visita allo stabilimento dell’ex Firema, ceduta nel 2015 al gruppo indiano delle ferrovie Titagarh che ha costituito la newco Tfa con il sostegno della campana Adler. “Avanti tutta”, recitava l’allora presidente del Consiglio il 3 luglio di due anni alla firma dell’accordo. Dal 2010 erano 495 i lavoratori in amministrazione straordinaria tra la cittadina potentina di Tito, Milano, Caserta e Spello. Quindi quel giorno c’era una “buona notizia”. Come mai Renzi non è andato a festeggiare a Tito, dove negli scorsi giorni ha visitato i laboratori del Cnr? Un’ipotesi l’ha avanzata il sindaco Graziano Scavone: “Se fosse successo, avrebbe scoperto che, proprio mentre si aggirava sul territorio titese, i lavoratori di una fabbrica rappresentativa della storia della produzione metalmeccanica lucana da tempo interessata da una crisi produttiva erano impegnati per salvaguardare produzione e livelli occupazionali in un incontro al Mise”. Già, perché la pratica degli operai dell’Ex Firema non è chiusa. Ci sono ancora 80 persone non ricollocate e da qui a fine anno solo in 15 dovrebbero tornare al lavoro. Per le altre 65 si prevede un 2018 nero: “Il 31 dicembre scadono gli ammortizzatori sociali e rimarranno senza stipendio – spiega Emanuele De Nicola della Fiom Cgil Basilicata – Purtroppo mancano le commesse, quelle che Tfa ha promesso riguardano l’estero, in particolare l’Egitto, e dovrebbero essere ufficializzate a metà novembre. Attendiamo fiduciosi”.