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Politica

Renzi garantista per Lotti. Ma ai tempi della rottamazione i ministri si dovevano dimettere: da Alfano alla Cancellieri - 3/7

Quando al governo c'era Letta, il leader Pd chiedeva "un passo indietro" anche a chi non era indagato, come la De Girolamo. Ma anche con altri suoi colleghi di governo sfiorati dalle inchieste era rimasto in silenzio, senza particolari difese, apprezzando però il momento in cui hanno detto addio. Come diceva lui: "Chi sbaglia, va a casa. La musica è cambiata"

Cancellieri – Renzi: “Vergognoso”. Gentiloni: “Si deve dimettere”
Era la fine del 2013 quando i giornali pubblicarono le telefonate di alcuni mesi prima nelle quali a parlare era il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, prefettissima che a un certo punto – lanciata nell’era Monti – si era affacciata anche sul solco del Quirinale. La Cancellieri, in particolare, aveva chiamato la compagna di Salvatore Ligresti, arrestato da poche ore per l’inchiesta Fonsai per rassicurarla: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda sono veramente dispiaciuta“. E ancora: “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non, non è giusto, guarda non è giusto“. La Cancellieri non è indagata allora, ma in Parlamento arriva la mozione di sfiducia delle opposizioni, Cinquestelle in testa. Letta dice che se si sfiducia la ministra, si sfiducia tutto il governo. Ma monta la protesta dentro il partito, guidata dalla corrente che sta per prendere il comando del partito.

“Ieri in assemblea io, Cuperlo, Civati e Michela Marzano abbiamo detto che la Cancellieri si deve dimettere e in quattro abbiamo chiesto direttamente a Letta di adoperarsi nei prossimi giorni perché il ministro lo faccia”: a dirlo è Paolo Gentiloni, oggi presidente del Consiglio dopo essere stato ministro degli Esteri. Il deputato Gentiloni aggiunge che comunque non crede che “questo possa far cadere il governo”. L’ironia della politica e della storia – sia pure di piccolo cabotaggio – fa sì che tra chi commenta all’epoca sia un renziano di ferro è diventato fiero oppositore, Michele Emiliano, che sostiene che “con la sua richiesta Letta ha umiliato il Pd, il suo segretario e lo ha costretto a difendere una tesi che non regge, come quella di Ruby nipote di Mubarak“.

Ma alla fine parla apertamente anche Renzi, ancora impegnato nella campagna delle primarie.  In un confronto a SkyTg24 la fa breve: “E’ vergognoso che le condizioni di un carcerato dipendano dal fatto se abbia o meno nell’agenda il numero di un ministro”. Alla fine comunque il Pd voterà contro la sfiducia alla ministra Cancellieri.