Capi di bestiame dispersi, morti e sotto stress. Che non producono più latte, non mangiano abbastanza o sono troppo deboli per affrontare la gestazione. Prima il sisma, poi la neve hanno messo in ginocchio gli allevatori del Centro Italia. “Stavolta è davvero dura", dicono. E parlano di aiuti inadeguati e soluzioni inefficaci calate dall'alto: "Non decidano a Roma, vengano qui e parlino con noi"
“Se a me oggi crolla una stalla con dentro 10 vacche, io so già che a fine anno avrò 20mila euro di entrate in meno. E non posso in alcun modo recuperarle, né ammortizzarle. Perché non posso chiedere ai miei maiali di ingrassare meglio, per farmi recuperare i soldi che ho perduto”. Ciò che più ha colpito Katia, in queste ultime settimane, è stato vedere tanti suoi amici, allevatori pure loro nelle varie frazioni di Accumoli, gettare per terra litri e litri di latte fresco. Tra loro c’è anche Roberto, 65enne del luogo, che spiega: “Il problema è anche quello della filiera della distribuzione, che si è interrotta. Io le vacche sono costretto a mungerle ogni mattina, sennò stanno male: ma che me ne faccio, di tutto quel latte, se a causa delle strade interrotte non posso consegnarlo a chi lo rivende?”.