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Politica

Virginia Raggi, i primi 6 mesi col fiatone: un rimpasto senza fine tra addii, mini-interventi e conti che ancora non tornano - 3/6

Il bilancio del nuovo Campidoglio a guida Cinque Stelle. Il principale impegno della sindaca è stato quello di sostituire le pedine cadute nel corso dei mesi. Poi lo stallo su bilancio e partecipate, i piccoli interventi su mobilità e rifiuti. Così tra gli aspetti positivi restano solo il no alle Olimpiadi e la mano tesa ai dipendenti, ai sindacati e agli ambulanti

Bilancio e partecipate, i conti non tornano  Sicuramente a far pendere la bilancia dalla parte sbagliata è anche la bocciatura del bilancio di previsione 2017 da parte dell’Oref. Il M5s aveva puntato molto sull’approvazione entro i termini di legge, impresa riuscita negli ultimi 20 anni solo ad Ignazio Marino nel 2014, mentre gli altri, compreso il commissario Tronca, avevano sempre sforato; con Alemanno, nel 2013, il previsionale non aveva addirittura mai visto la luce. Per invertire questa tendenza e rispettare la scadenza del 31 dicembre la sindaca Raggi e l’assessore Mazzillo avevano anche sacrificato la caratterizzazione del loro primo bilancio, che si presentava molto simile a quelli precedenti. Solo con una serie di imprecisioni nel calcolo dei debiti fuori bilancio e del fondo di accantonamento che hanno portato i revisori a dare parere negativo. Un danno soprattutto a livello di immagine (anche se adesso si scopre che uno dei membri del collegio è imputato per bancarotta), anche perché appare scontato che l’assessore Mazzillo riesca a porvi rimedio entro il 28 febbraio (termine ultimo per evitare il commissariamento). Resta il problema della difficoltà di incidere sul governo della Capitale: nella manovra non c’è ancora traccia di quel “miliardo di euro di sprechi” che il M5s in campagna elettorale prometteva di “reinvestire in servizi nel giro di un anno”. Anzi, tanti dipartimenti avevano lamentato nelle ultime settimana la mancanza di risorse strettamente necessarie. Stesso discorso per le partecipate: fin qui il tavolo di lavoro coordinato dall’assessore Colomban è riuscito solo a mettere nero su bianco la presenza di un deficit strutturale da 800 milioni l’anno; ma le azioni avviate produrranno economie al massimo per 100 milioni. Di privatizzazioni e dismissioni (previste dal piano di rientro) non si parla più. Almeno, però, gli straordinari fatti durante le feste da giunta e assemblea hanno permesso di smaltire circa 100 milioni di debiti fuori bilancio accumulati dalle precedenti amministrazioni. Ne restano altrettanti per gli anni venturi, ma i conti del Comune beneficeranno di questo lavoro.