Capitoli

  1. X Factor 2016, le pagelle di Michele Monina e della figlia Lucia: “Arisa dà dipendenza. E lancia l’hashtag definitivo, #suca”
  2. Pagina 1
  3. Pagina 2
  4. Pagina 3
  5. Pagina 4
  6. Pagina 5
  7. Pagina 6
  8. Pagina 7
Musica

X Factor 2016, le pagelle di Michele Monina e della figlia Lucia: “Arisa dà dipendenza. E lancia l’hashtag definitivo, #suca” - 4/8

Ieri sera nuova puntata dei live della nuova edizione di X Factor, il talent show targato SkyUno. Michele Monina, critico musicale del Fattoquotidiano.it e la figlia Lucia, quindici anni, hanno dato i voti a concorrenti, giuria e ospiti. Generazioni a confronto per due pagelle che raccontano due modi diversi di approcciare questo tipo di intrattenimento televisivo...

Eva 8
Vale lo stesso discorso di Roschelle. Nel senso che ci sono seri dubbi sul perché una come lei sia passata di qui. Rispetto a Roschelle, però, Eva ha meno tecnica e decisamente più anima. Ora, intendiamoci, non è con l’anima che si fanno i dischi, ma senza è davvero dura entrare in contatto con il pubblico. Per farla breve, Eva è per me la più talentuosa tra tutti i concorrenti in gara. È anche quella con la migliore immagine. Spero vinca, per quel che serve visto la fine fatta da Gio Sada e gli altri.

Loomy 3
Cattelan l’altra volta ha detto che Loomy è soprannominato The Ravenant, perché non molla mai. Purtroppo, verrebbe da aggiungere. Perché se c’è uno che non doveva essere lì, oggi, è lui. Uno che, in un mondo giusto starebbe a scaricare casse all’ortomercato, e in uno normale pure. Ma siamo in questo mondo qui, e tocca sentirci i suoi versi inutili su basi altrui, Sia, a dimostrazione che Arisa è sì l’unico motivo per vedere X Factor, ma di musica non capisce veramente un cazzo. Non fosse andato al ballottaggio gli sarebbe toccato Brunori SaS, e solo a pensarlo vengono i brividi. Mai quanto a risentirlo devastare Anima fragile, va detto. Anche Alvaro, ascoltandolo, esce dal coma e gli dice che ha rotto le palle, il che è in sé un miracolo, ma la dice lunga.

Andrea Biagioni 5
Tempo addietro, qualche puntata fa, Manuel Agnelli ha voluto bullizzare Biagioni, facendolo scontrare in un frontale con un suo brano. Tutti lo hanno sottolineato, anche io. Bene, Manuel ha bisogno di sangue, è evidente. Per cui decide di affidare a Biagioni prima gli Oasis e poi gli Smiths. Come dire, il modo migliore per dimostrare che non è rock, Biagioni, e neanche intenso. È solamente tecnicamente bravo. Ci fosse Cocciante direbbe Bello senz’anima. Cocciante però non c’è, beato lui.

Gaia 5
Abbiamo detto in tutte le lingue, in tutti i luoghi e, ca va sans dire, in tutti i laghi che Fedez è un ottimo produttore (nonché ottimo uomo di marketing), almeno quando non lavora su di sé. La regola, ovviamente, va applicata alla sola Roschelle, perché con Gaia, diciamolo, non ne becca una. A lui è sfuggito che Gaia è in realtà una vecchia nel corpo di una giovane. Per cui, nel momento in cui le affida brani scritti dopo il 1972, puntualmente sbaglia. Stavolta riesce nella difficile impresa di rendere vecchia Let it Go di James Bay e rendere piatta Come foglie di Malika Ayane, e ce ne vuole. Spiegate a questi ragazzi che non basta andare a lezione di canto per fare i cantanti. A Villa Arzilla ti aspettano, Gaiè, le mele cotte fra un po’ si freddano.