Il sistema incompiuto danneggia gli alunni disabili e le loro famiglie, ma anche i docenti, perché tutto è ancora basato sulle supplenze temporanee (su cui lo Stato risparmia). All’ultimo concorsone nella maggior parte delle Regioni c’erano meno candidati che posti messi a bando. Da qui il paradosso: al Nord i presidi disperati sono costretti a mandare in cattedra insegnanti senza il titolo di specializzazione. Al Sud docenti qualificati restano a casa e, a causa del blocco delle graduatorie, non si possono nemmeno spostare. Ecco le loro storie
La storia di Antonio Macchione, 41 anni, è comune a quella di migliaia di insegnanti che hanno acquisito l’abilitazione sul sostegno, spinti “dal desiderio di voler aiutare chi ha più bisogno”. Ma questa “passione civica” viene stroncata dalla burocrazia, liste di attesa troppo lunghe, vincoli di permanenza sulla provincia. “Mi sento deluso e sconfortato nell’essere ancora disoccupato. Anche perché so bene che in tante scuole mancano insegnanti specializzati e ci sarebbe bisogno di me”. Infatti al Nord i presidi a volte chiamano docenti che non sono neppure abilitati, a causa dell’emergenza; nelle isole gli Uffici regionali hanno deciso di riconvertire gli insegnanti del potenziamento, laddove ce ne sia bisogno. “E questa è un’ulteriore discriminazione. Il Miur ha deciso che non possiamo spostarci di provincia in graduatoria (verranno riaperte solo l’anno prossimo, nda), e non possiamo neppure presentare la semplice messa a disposizione in tante scuole dove faremmo comodo. È assurdo”.