Capitoli

  1. Sostegno, un altro anno nero: cattedre coperte dai non specializzati. Mentre in molte zone gli abilitati sono disoccupati
  2. FROSINONE - “Lavoro solo 6 ore a settimana e ogni anno mi fanno seguire uno studente diverso”
  3. TORINO - “Volevo restare al fianco del mio alunno, non me l’hanno permesso”
  4. CROTONE - “In tante scuole c’è bisogno di me, sono ‘intrappolato’ nelle graduatorie del Miur”
  5. LECCE - “Ho investito tanto sulla mia formazione. Perché sono a casa?”
Scuola

TORINO - “Volevo restare al fianco del mio alunno, non me l’hanno permesso” - 3/5

Il sistema incompiuto danneggia gli alunni disabili e le loro famiglie, ma anche i docenti, perché tutto è ancora basato sulle supplenze temporanee (su cui lo Stato risparmia). All’ultimo concorsone nella maggior parte delle Regioni c’erano meno candidati che posti messi a bando. Da qui il paradosso: al Nord i presidi disperati sono costretti a mandare in cattedra insegnanti senza il titolo di specializzazione. Al Sud docenti qualificati restano a casa e, a causa del blocco delle graduatorie, non si possono nemmeno spostare. Ecco le loro storie

Teresa Ruggiero oggi lavora in provincia di Torino, dopo essere stata a lungo a Napoli. “Dal 2007 al 2010 ho seguito un bambino autistico grave, dalla seconda alla quarta elementare. Purtroppo però in quinta l’ho dovuto lasciare, perché sono passata ad insegnare alle scuole medie in un’altra città”. Con lo studente con una particolare disabilità psichica nei tre anni insieme si era “instaurato, dopo tanto lavoro, un rapporto di grande empatia ed enormi progressi nell’area comunicativa”. Ma poi la donna si è trasferita al Nord.  “E nonostante i genitori abbiano anche fatto ricorso al Tar per garantire la continuità didattica, mi è stata negata la possibilità di rimanere lì”. “Il mio – prosegue – è solo uno dei tanti casi che dimostrano come il nostro sistema non tenga veramente a cuore le esigenze dei ragazzi: loro dovrebbero venire prima di tutti, invece pagano sulla loro pelle la nostra precarietà”.